Il sorriso non l’ha mai perso, anche nei momenti più bui, per un segnale di speranza a tutti coloro che lo seguono, che amano la sua musica. Giovanni Allevi, nel massimo della sua ascesa, ha conosciuto due anni di stop a causa di una drammatica malattia.
Poi, nel febbraio del 2024 ricompare sul palco di Sanremo con un nuovo brano dal titolo “Tomorrow”, che guarda al domani. Proprio come il libro “I nove doni – Sulla via della felicità”, scritto dal compositore stesso e pubblicato nel settembre 2024.
«Che la malattia possa portare con sé, oltre che il dolore, anche degli inaspettati doni è un concetto problematico, ma io l’ho vissuta in questo modo. Questo libro è dedicato a tutte le persone che stanno vivendo un momento di difficoltà, non soltanto una malattia di tipo fisico, anche un problema psicologico, come a esempio una depressione, un disturbo alimentare, una dipendenza da stupefacenti», ha raccontato l’artista nella nuova puntata di “Stories”su Sky TG24 ospite del vicedirettore della testata Omar Schillaci.

Giovanni Allevi intervistato da Omar Schillaci su SkyTg24
Il suo testo racconta un percorso di rinascita e di crescita personale: e poi ancora, nella lunga intervista, un tour appena terminato e uno in programma, la musica come terapia, la fake news sulla sua morte, la crisi d’astinenza da Fentanyl, le chiamate con Raffaele Morelli. Giovanni Allevi si racconta e racconta la fatica della malattia e la strada verso la guarigione.
La storia di Giovanni Allevi, stavolta, non parte dall’inizio: non dall’infanzia, non dagli esordi di carriera, ma da un annuncio drammatico che, nel 2022, ha sconvolto il mondo della musica e dello spettacolo: «Mi ricordo che ero davanti a un hotel, a Roma, una dottoressa gentilissima mi telefona e mi comunica la diagnosi: mieloma multiplo. Lei è stata bravissima, e ancora la ringrazio, perché subito mi ha detto: ‘la diagnosi è il primo passo verso la guarigione’. Io questa frase me la sono stampata in testa e da lì non è più andata via».
In un momento di enorme sofferenza si nasconde quel «pizzico di follia che ti salva la vita. Quando sono stato ricoverato la prima cosa che ho fatto è stata iniziare a comporre un brano: in quel momento drammatico la musica mi ha salvato, ho messo un attimo da parte la paura. Quando capisci che la tua vita potrebbe finire ti si spalancano due strade: o la disperazione oppure apri il tuo cuore alla vita. Allora non dici ‘ricomincio’, ti accorgi che stai ricominciando».
Una strada non priva di scogli da superare, come quello della crisi d’astinenza da Fentanyl, un potentissimo antidolorifico che assumeva a causa della malattia, ma che ad oggi viene utilizzato anche come droga a tutti gli effetti: «Io ho vissuto l’esperienza della crisi d’astinenza, ne sono uscito, e se potessi parlare con un tossicodipendente o con un familiare l’abbraccerei. C’è ancora uno stigma sociale nei confronti di queste difficoltà, invece sono persone che hanno bisogno di aiuto, affetto, comprensione».
Esperienze del genere cambiano il modo in cui una persona guarda il mondo, in un passaggio del libro “I nove doni – Sulla via della felicità” Giovanni Allevi scrive: ‘quando tutto crolla resta in piedi solo l’essenziale, il giudizio che riceviamo dall’esterno non conta più’. Parlando allora delle critiche ricevute in passato si esprime così: «Ma perché me la sono presa così tanto? Aveva ragione Freud, le critiche sono proiezioni. La persona ti critica perché non accetta di te ciò che non accetta di sé stessa».
Il nuovo libro che ha scritto è anche questo, un modo per accogliere sé stessi e il dolore che a volte la vita può causare: «Piuttosto che accettare il dolore, che è un termine che nasconde una sconfitta, lo abbraccio, fa parte di me ormai. Senza pensare ‘ma perché proprio a me?’, la sofferenza coinvolge tutti».
Il momento di felicità più grande negli ultimi anni è stato una telefonata con i suoi familiari, quando ha annunciato: “PET negativa, la malattia non c’è più”. Se tutto è cominciato da una chiamata di fronte a un hotel di Roma, l’incubo si è concluso sempre con una telefonata, ma che stavolta rappresenta un’esplosione di gioia insieme ai propri cari. Anche se, in mezzo, c’è stata la diffusione di una tremenda bufala: «un giorno si diffuse la fake news che fossi morto. Lì per lì mi sono messo a ridere, ma è durata molto poco la risata. Molte persone si sono preoccupate, a esempio i miei stessi familiari. Ho letto il coccodrillo a me dedicato e c’era scritto: ‘uno dei compositori più prolifici della sua generazione’ e almeno questo mi ha fatto piacere».
Oltre che a comporre, la vita lo ha portato a ‘imparare a danzare’: nelle chiamate dal letto d’ospedale con Raffaele Morelli, psichiatra e psicoterapeuta, quest’ultimo gli diceva ‘danza e vivi’: «Avevo appena finito di comporre il mio concerto per violoncello e orchestra, allora l’ho preso sul serio: ho cominciato a sentirlo nella testa, mi sono alzato dal lettino e ho cominciato a dirigerlo nell’aria e a danzare»
Molto spesso nella vita, infatti, non possiamo scegliere ciò che ci capita, perciò bisogna imparare a cogliere i ‘doni’ presenti in essa: «la malattia mi ha insegnato la gratitudine per ogni piccola cosa nella vita quotidiana. Quando ero preso dal turbine dei concerti chi si era soffermato a vedere un’alba o un tramonto?». E, alla domanda ‘oggi ti guardi allo specchio e chi vedi?’ conclude dicendo: «Vedo un ragazzo che ha dei capelli spaziali: ne sono felicissimo».
La puntata “Giovanni Allevi – Il suono della vita”, con la regia di Roberto Contatti, andrà in onda sabato 26 ottobre alle 13.30 su Sky Arte ed è sempre disponibile On Demand.