Con l’hip hop nell’anima e sulle note di Kendrick Lamar il nuovo Sindaco millennial di New York sconfigge la Vecchia Guardia.
Il 4 novembre 2025 sarà ricordato come il giorno in cui la Grande Mela ha scelto un cambiamento politico e generazionale epocale.
A trionfare nelle elezioni a Sindaco di New York è stato il democratico e socialista Zohran Mamdani, 34 anni, già membro dell’Assemblea di Stato.
La sua vittoria non è stata solo una conferma della forte inclinazione democratica della città, ma una decisa affermazione di una nuova politica progressista e accessibile, costruita sui social media e sul sostegno delle comunità più giovani e popolari.
Mamdani ha sconfitto due figure di spicco, l’ex governatore democratico Andrew Cuomo e il repubblicano Curtis Sliwa, quest’ultimo già noto per le sue campagne nel 2021.
La sua vittoria, peraltro preannunciata dalla sorprendente conquista delle primarie democratiche su Cuomo (con un margine netto di 12 punti percentuali), è stata un segnale fortissimo per la città più grande d’America, pronta a voltare pagina. Zohran sarà il primo sindaco di New York di origini indiane e il primo musulmano a ricoprire questa carica, nonché il primo esponente dei Democratic Socialists of America (DSA) dopo David Dinkins; prenderà ufficialmente l’incarico il 1° gennaio 2026.
Ma chi è il nuovo Zohran Mamdani? Dalle Radici Internazionali al Bronx
Nato a Kampala, Uganda, nel 1991, da una famiglia di intellettuali e artisti, ha radici profonde tra l’Africa e l’India. Suo padre, Mahmood Mamdani, è un noto accademico e professore alla Columbia University di origini ugandesi, mentre sua madre, Mira Nair, è una celebre regista di origini indiane, nota per film come Monsoon Wedding.
La famiglia Mamdani si è trasferita a Cape Town, in Sudafrica, quando Zohran aveva cinque anni, e successivamente negli Stati Uniti, stabilendosi a New York.
È qui, nel Bronx, a nord di Manhattan, che Mamdani ha trascorso la sua adolescenza, diplomandosi alla prestigiosa Bronx High School of Science. Ha poi proseguito gli studi con una laurea in Studi Africani al Bowdoin College.
Prima di dedicarsi completamente alla politica, Mamdani ha lavorato come consulente per l’edilizia abitativa (housing counselor) e ha militato nell’attivismo locale, gestendo campagne politiche per altri candidati.
La sua ascesa politica è iniziata nel 2020, quando ha sconfitto la veterana Aravella Simotas alle primarie democratiche per un seggio nell’Assemblea di Stato di New York nel 36° distretto, rappresentando il quartiere di Astoria, nel Queens.
La passione per il Rap e l’Hip-Hop
Un elemento peculiare della sua biografia è la sua passata carriera come musicista hip-hop.
Prima di diventare un volto noto della politica, Mamdani si è esibito con lo pseudonimo di “Young Cardamom”, dimostrando una profonda affinità con la cultura rap.
L’Hip-Hop, nato proprio nelle strade del suo amato Bronx, è molto più di un passatempo per Mamdani; è una forma d’arte che incarna la voce degli emarginati, l’analisi sociale e la denuncia delle disuguaglianze.
Questa passione ha plasmato il suo stile comunicativo, rendendolo diretto, incisivo e incredibilmente efficace nel connettersi con le nuove generazioni e le comunità storicamente sottorappresentate.
I suoi video e la sua presenza sui social media durante la campagna sono stati la sua arma vincente, superando spesso il tradizionale apparato politico dei suoi avversari.
Il Messaggio a Donald Trump durante il primo discorso da Sindaco
“Il futuro è nelle nostre mani. E poiché so che qualcuno a Washington sta guardando in questo momento… Donald Trump, ho quattro parole per te: Turn the volume up! (Alza il volume!). New York è stata una città di immigrati. Una città costruita dagli immigrati. Una città alimentata dagli immigrati. E, da stasera, una città guidata da un immigrato! In un momento di oscurità politica per questa nazione, New York sarà la luce. Se un luogo al mondo può mostrare a una nazione tradita come sconfiggere Donald Trump, è la città che gli ha dato i natali. Quindi, ascoltami bene, Presidente Trump, quando dico questo: per arrivare a uno qualsiasi di noi, dovrai passare attraverso tutti noi!”, e poi conclude: “Amici miei, ad ogni newyorkese di Kensington, Midwood, Hunts Point e oltre, sappiate che questa città è la vostra città, e anche questa democrazia è vostra. Ringrazio i sindacati, gli attivisti, i DSA (Democratic Socialists of America) e ogni singola persona che ha bussato a una porta, ha fatto una telefonata e ha creduto in ciò che era possibile.
Respirate questo momento. E ricordate: quando entreremo a City Hall il 1° gennaio 2026, le aspettative saranno alte. E noi le soddisferemo. Grazie, New York. Iniziamo a lavorare. Abbiamo vinto!”
