Adrien Brody, vince ancora. È il miglior attore protagonista agli Oscar 2025. Una gara fino all’ultimo secondo con Timothèe Chalamet. Ma alla fine l’attore de “Il pianista” vince ancora.
A distanza di 22 anni, Brody si aggiudica nuovamente la statuetta come migliore attore protagonista per The Brutalist, Il film diretto da Brady Corbet e che l’ha visto calarsi nei panni di Làszlò Tòth, brillante architetto ungherese di origini ebraiche, sopravvissuto all’Olocausto e che cerca di ricostruirsi emigrando negli Stati Uniti.
Sul palco del Dolby Theatre di Los Angeles, Brody ha pronunciato uno dei discorsi più intensi della serata, e per rimanere coerente con le quasi quattro ore del film per cui egli stesso è candidato, non si è riservato anche in quanto durata. Un fiume in piena, l’attore, per cui due minuti non gli sono bastati, tanto da aver freddato l’orchestra che stava già introducendo il motivetto dell’uscita di scena.
Parole profonde, sagge, piene di devozione rivolte ai figli, e alla compagna Georgina Chapman affidandole amore, riconoscimento e stima. Un’intesa straordinaria tra i due, manifestata anche dall’inaspettato siparietto, quando Brody è salito di colpo sul palco per ritirare l’Oscar e non si è accorto che stava masticando una gomma da masticare, lanciandola verso la compagna, che con gesto simbiotico, l’ha afferrata al volo.
Il discorso incalza sulla gratitudine nei confronti della vita benedetta e piena di rispetto e apprezzamento che ha sentito provenire dal mondo e da ogni individuo che lo ha accompagnato nel suo percorso di vita ed artistico.
“Quella dell’attore è una professione molto fragile. Sembra molto affascinante e in certi momenti lo è, ma l’unica cosa che ho guadagnato, avendo il privilegio di tornare qui, è avere una certa prospettiva: non importa dove ti trovi nella tua carriera, non importa cosa hai realizzato, tutto può svanire. Penso che ciò che rende questo momento così speciale sia la consapevolezza e la gratitudine di poter ancora fare il lavoro che amo”, afferma il vincitore stringendo il premio tra le mani.
Ed ancora, focalizza l’attenzione sulle ripercussioni della guerra, sull’oppressione dell’antisemitismo, e del razzismo. Inneggiando la speranza di un mondo più sano ed inclusivo: «Prego per un mondo più felice. E credo che se il passato può insegnarci qualcosa, deve essere un promemoria per non lasciare che l’odio rimanga incontrollato. Deve insegnarci a non ripetere gli errori, dobbiamo lottare per ciò che è giusto, rispettiamoci gli uni con gli altri».