Un mondo scristianizzato, diffidente, ostico, questo è esattamente lo scenario che si è visto piombare addosso Papa Francesco nel momento della sua elezione, il 13 marzo del 2013. Ne ha avuto timore? Mai. Da subito si è mostrato alla folla di fedeli, tranquillo, pacifico, pacificatore e soprattutto temerario.
Tra le sue prime parole: “Sono venuti a prendermi quasi alla fine del mondo”, e da quel momento, anche quella stessa parte lontana del mondo, non è mai sembrata così tanto vicina.
Morto alle 7:35 del 21 aprile 2025, a poche ore dalla Pasqua, dalla Resurrezione, un fatalismo divino, che conferma ancor di più l’enorme Mistero della Fede e che rende la figura del Pontefice idiomatica, rivelatrice, quasi di cultura pop, anche per i maggior miscredenti.
Francesco si è fatto vessillo di una contemporaneità rivoluzionaria, tipica di un linguaggio universale capace di arrivare a tutti i popoli del mondo. Rivoluzionario nel nome e nella storia, che ha segnato e che ha subito, ma sempre in grado di tenere scena alle difficoltà socio-politiche-religiose del momento.
Non solo papato ma storia, guerra, e pandemia
Indimenticabile l’istantanea di un uomo solo in una piazza deserta. Un uomo vestito di bianco che sale i gradoni del sagrato. Una collinetta, poi un Crocifisso, e poco lontana l’immagine di Maria. Intorno solo il silenzio surreale, isolato esclusivamente solamente dal suono delle ambulanze in lontananza.
Un momento che rimarrà scolpito per sempre nella mente e nel cuore di tutti noi; la fotografia di Papa Francesco, di un Papa solo, in quel 27 marzo 2020, una data che segna uno degli eventi più drammatici della pandemia da Covid, e che l’Oms aveva dichiarato sedici giorni prima.
Oltre alla pandemia, Bergoglio non si è mai tirato indietro quando si chiedeva di esprimere un pensiero in merito alle guerre in Ucraina e a Gaza. Ha spesso manifestato il suo dolore, e ha fatto appelli alla pace. Ha sempre fermamente dichiarato che gli eventi bellici sono una sconfitta e un inganno, e ha invitato a cercare la pace attraverso la fratellanza e il riconoscimento della comune umanità.
Il suo pontificato è stato caratterizzato da una grande attenzione ai più bisognosi e alle vittime della guerra.
Chi era Jorge Bergoglio? Da buttafuori a Papa
Nato nel 1936, Papa Francesco ha origini liguri e piemontesi. Dopo essersi diplomato come tecnico chimico, ha lavorato in una fabbrica come addetto alle pulizie. Secondo alcune sue dichiarazioni, prima di assecondare la sua vocazione ecclesiastica, ha avuto anche una fidanzata.
Ha deciso di diventare sacerdote e nel 1957 è entrato come novizio nella Compagnia di Gesù. L’attitudine agli studi umanistici lo ha portato a laurearsi in Filosofia. Bergoglio è stato anche professore di letteratura e psicologia, prima di prendere i voti perpetui nel 1973.
Dal 1980 al 1986 è stato preside della facoltà di Teologia e Filosofia di San Miguel. Ha ricoperto la carica prima di vescovo ausiliare e poi di arcivescovo di Buenos Aires. Da cardinale, è stato presidente della Conferenza episcopale argentina e membro del Pontificio consiglio per la Famiglia e della Pontificia Commissione per l’America Latina.
Una delle curiosità più sorprendenti è che Bergoglio ha lavorato come buttafuori in una discoteca di un quartiere malfamato di Córdoba, in Argentina, per mantenersi agli studi. Già da giovane si è contraddistinto per la sua determinazione, senza mai aver paura di rimboccarsi le maniche.
Un lavoro così apparentemente lontano dal futuro che lo attendeva, ma che in verità è stato fondamentale per lui che lo ha messo a contatto con ogni tipo di persona e ha contribuito alla sua formazione umana, ben prima che spirituale.