Dio è morto scriveva Nietzsche, ed in questo momento abbiamo la presunzione di scriverlo anche noi.
Oggi 4 settembre 2025, il Dio della moda si è spento. Lo annuncia con cordoglio il gruppo Armani.
Giorgio Armani è stato leggenda assoluta dello stile contemporaneo, liberale, ha scritto i capitoli più importanti della moda italiana e internazionale.
Un’icona anticipatrice dei tempi, un genio, e un marchio divenuto storia di un impero: quello del Re Giorgio.
Come si diventa “Re” Giorgio Armani?
Nato a Piacenza l’11 luglio del 1934. Un bambino dagli occhi chiari, già pronti a catturare le luci della ribalta e della mondanità.
L’infanzia vissuta tra i bombardamenti è stata una dura esperienza da cui lo stilista ha tratto enorme forza.
Nel 1957 abbandona la città natale per studiare medicina all’Università Statale di Milano e diventare chirurgo, ma dopo un paio di anni, però, trova un lavoro che gli permette di entrare in contatto con la moda: fare il vetrinista alla Rinascente.
Nel 1964 arriva la prima occasione, quando Nino Cerruti lo chiama per collaborare con Hitman, la prima fabbrica di pret-à-porter elegante da uomo. Qui inizia a plasmare la struttura visionaria del suo concetto di moda, proponendo a Cerruti l’uso dei tessuti fluidi insieme ai materiali più tradizionali.
Esordisce nel 1974 durante sfilata fiorentina di Palazzo Pitti alla Sala Bianca, e solo un anno dopo fonda Giorgio Armani Spa, inizialmente dedicato all’uomo e ampliato nel 1976 con la donna. Emporio Armani arriverà nel 1981, e nel gennaio 2005 giungerà Armani Privé.
La nascita dell’etichetta Giorgio Armani
Il 24 luglio del 1975 a Milano nasce il marchio Giorgio Armani.
50 anni di storia della moda, momento che proprio quest’anno, nel 2025, è stato celebrato con una serie di progetti: Armani/Archivio: da una mostra alla Pinacoteca di Brera che ha ripercorso il suo stile e il patrimonio stilistico dello stilista, fino alla piattaforma digitale che è stata lanciata il 30 agosto durante il Festival di Venezia 2025.
Armani e il cinema
C’è un rapporto particolare tra lo stilista “senza tempo” e la settima arte. Un incontro affascinate, curioso, quasi necessario.
Memorabile, infatti, il guardaroba realizzato da Giorgio Armani, per Richard Gere, consentendogli di diventare un sex symbol di charme e seduzione e definire il cosiddetto “American Gigolo’s suit”.
Ed ancora, impossibile non menzionare Robert De Niro che ha vestito ufficialmente Armani nello scenario gangster accanto a Ray Liotta e Joe Pesci; ovviamente si sta parlando del cult Quei bravi ragazzi (1990) diretto da Martin Scorsese, già stimato collaboratore dello stilista, che ha confezionato per lui i pantaloni sartoriali porta-mazzette e le bianchissime camicie, pre-bagno di sangue.
Lo stile Armani prosegue con altri capolavori, come in The Wolf Of Wall Street (2013), dove Leonardo Di Caprio in versione broker sfacciato e impunito ha sfoggiato completi “armaniani” dandogli un look a dir poco adrenalinico.
Ed infine, l’iconico e inconfondibile “Armani style” è presente in uno dei migliori film di Quentin Tarantino, ovvero, Bastardi senza gloria (2009); i costumi risultavano perfettamente modellati su qualsiasi tipo di personaggio “tarantiniano”.
I look da red carpet
Gli eventi più glamour dell’anno hanno sempre avuto l’esigenza di richiamare massima eleganza; questa garanzia? Ha sempre urlato a gran voce il nome di Giorgio Armani.
Lo stilista di Piacenza ha vestito donne estremamente affascinanti come Sophia Loren, Diane Keaton (agli Oscar del 1978), Jodie Foster (agli Oscar del 1992), Adria Arjona (per My Way Armani), Emily DiDonato (per Acqua di Gioia), Renée Zellweger (per l’Oscar del 2020) e Anne Hathaway nel recente debutto al Festival di Cannes.
E per concludere ci sono le dee Cate Blanchett,l Presidente della giuria al Festival di Venezia del 2020 e volto di Sì Armani, e Julia Roberts che sono arrivate con Giorgio Armani e la nipote Roberta Armani sul red carpet dei British Fashion Council del 2019 per celebrare l’Outstanding Achievement Award.