“Mi hanno levato la collana prima di salire sul palco, sono incazzato nero” esclama Tony Effe un attimo prima di iniziare l’intervista. Nemmeno Maria Antonietta, regina di Francia sarebbe stata tanto capricciosa.
Nelle ultime ore, pare che a Sanremo sia sorto un problema non da poco, che sta tormentando tutti gli artisti chiamati a salire sul palco dell’Ariston. No, non si tratta di croissant e ghigliottine, ma di collane e pubblicità occulta. Il caso è incentrato sulla collana che Tony Effe avrebbe dovuto indossare durante la sua esibizione e che per sua sfortuna era “riconoscibilmente” marchiata Tiffany. Il rapper romano ha dovuto eliminarla dall’outfit poco prima di salire sul palco, cosa che lo ha fatto molto arrabbiare. Arrabbiare così tanto da minacciare il suo ritiro dalla gara.
Sembra che la questione sollevata dal rapper non sia un caso isolato. Al suo si aggiunge anche quello di Noemi e di altri artisti, ai quali sarebbe stato imposto (per regolamento) di rinunciare ai loro preziosi gioielli durante la loro apparizione all’Ariston. A tal proposito, ad aggiungersi alla lista, anche Iva Zanicchi che, tra serietà ed ironia, avrebbe dichiarato che anche a lei è stato ordinato di togliere l’orologio perché considerato rappresentanza di un marchio specifico.
Ma il “caso Tony Effe” ha un precedente eclatante, e si chiama: John Travolta
Impossibile non legare la questione “collana” con quanto accaduto solo un anno prima. Infatti, durante la 74esima edizione scoppiò il caso John Travolta, scelto da Amadeus come ospite internazionale. L’attore fece pubblicità occulta a un marchio di scarpe. Per quell’episodio, l’Agcom ha poi inflitto una multa di 206.580 euro alla Rai per pubblicità occulta e per la violazione delle norme relative alla corretta segnalazione dei messaggi pubblicitari.
Ma a differenza della collana, sulle sneakers che l’attore indossava era ben visibile il logo dell’azienda. Dopo la sanzione, la Rai scelse di trattenere il compenso di John Travolta e avviato un’azione legale contro la società che aveva gestito l’accordo con l’attore.
Cosa accade quando gli artisti sono chiamati a dover togliere o modificare parte del loro outfit?
La dinamica, confermata da chi lavora dietro le quinte sanremesi, si consuma in una manciata di secondi; nel momento in cui i cantanti sono pronti a salire e a regalare la loro performance, perfetti nei loro abiti studiati per mesi e mesi dai vari fashion stylist, gli viene chiesto di togliere questo o quell’accessorio prezioso, senza dare loro il tempo di poter dire alcunché.
Insomma, sembra che il problema dei marchi sul palco di Sanremo venga risolto da un criterio della “riconoscibilità”, discutibile. Qualche funzionario Rai ha riconosciuto e bloccato la collana Tiffany, ma qualcun altro non ha notato il fantomatico stile Alessandro Michele (Valentino) e ha dato l’ok sul palco alle mises di California dei Coma Cose, così come alle riconoscibili trame di Pucci di Sarah Toscano.
Ma cos’è questa “riconoscibilità” tanto condannata dalla Rai?
L’ente televisivo ha chiarito che la norma inserita nei contratti con le case discografiche, e nel regolamento, vieta riferimenti a marchi distintivi, anche indirettamente. Così da evitare casi di pubblicità occulta. Il discrimine è sull’oggetto, e sulla riconoscibilità del prodotto.
Il precedente con John Travolta
Tony Effe insomma è stato posto davanti a un vero e proprio aut aut: “Via la collana, o non potrai salire sul palco”. Il trapper ha quindi dovuto togliersi il gioiello ma ha fatto in modo che la questione non cadesse lì.
Impossibile non legare la questione con quanto accaduto solo un anno prima. Allora scoppiò il caso John Travolta con l’attore che era stato scelto da Amadeuscome ospite internazionale e che fece pubblicità occulta a un marchio di scarpe. Dodici mesi fa la produzione lasciò fare mentre stavolta ha deciso di non rischiare.
Anche perché, per quello spot, l’Agcom ha poi inflitto una multa di 206.580 euro alla Rai per pubblicità occulta e per la violazione delle norme relative alla corretta segnalazione dei messaggi pubblicitari. A differenza della collana, sulle sneakers che l’attore indossava era ben visibile il logo dell’azienda. Dopo la sanzione, la Rai aveva trattenuto il compenso di John Travolta e avviato un’azione legale contro la società che aveva gestito l’accordo con l’attore.