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Immagina di poter camminare in mezzo al verde, cogliere il frutto da un albero, mangiarlo, o portarlo a casa per farci una marmellata, e non aver paura di trovarti di fronte a un contadino arrabbiato e, peggio ancora, fucile alla mano.
Questo non è un sogno, ma è realtà in alcune città europee (spoiler, anche in Italia). Gli amanti della natura e della frutta fresca, appena colta, possono recarsi in questi posti, che tra poco racconteremo, e farsi una grande abbuffata di frutta senza spendere un euro.
Cogli le arance a Siviglia
Iniziamo dalla città andalusa, Siviglia, che ospita ben 48mila aranci amari, che ne fanno il più grande aranceto del mondo. In alcune aree della città, l’amministrazione pubblica ha piantumato alberi da frutto, non solo aranci, per metterli a disposizione dei cittadini e dei turisti in alcuni luoghi strategici.
Un’altra curiosità: Emasesa, società municipalizzata, ha trovato un modo per sfruttare le arance marce come combustibile organico per generare gas. Gas che viene impiegato per trattare le acque reflue riducendo il consumo dell’energia usata per la depurazione e l’approvvigionamento dell’acqua in città.
Frutta fa rima con app a Copenaghen
“Riconnettersi” ai sapori naturali della terra. Questo è il claim dell’iniziativa dell’amministrazione di Copenaghen che ha scelto di piantare alberi da frutto e cespugli in aree pubbliche come parchi e campi da gioco.
Rispetto a Siviglia, qui la novità è che il progetto ha una vita anche digitale: grazie all’app Vild Mad, che sta per “cibo selvaggio”, i cittadini possono geolocalizzare i luoghi nei quali si trovano i frutti da raccogliere. Inoltre, possono scaricare tutta una serie di contenuti gratuiti per conoscere le ricette che possono essere realizzate proprio con la frutta raccolta.
Dove è Lugo?
Da dov’è Bugo, scappato via dal palco dell’Ariston, a dov’è Lugo? Il piccolo comune della Romagna, di circa 31mila anime, è all’avanguardia su tanti aspetti. In uno dei suoi programmi, l’amministrazione ha voluto piantare 10 alberi di frutti che hanno una particolarità: sono un po’ dimenticati. Come il pero volpino, il giuggiolo, un nocciolo, un ciliegio maraschino, un pero spadone, un nespolo e altro. Come nelle esperienze di Siviglia e Copenaghen anche qui i frutti possono essere raccolti da chiunque.
Un’altra curiosità: l’espressione “frutti dimenticati” appartiene al poeta e sceneggiatore, Tonino Guerra, che aveva lanciato l’idea di creare un museo dei sapori, proprio per conservare i “frutti del passato” e tramandarli alle nuove generazioni.