Al festival di Sanremo Fedez ha squarciato il velo dell’ordinario, scolpendo un capitolo indelebile e sorprendentemente autentico della sua carriera. Lontano dalle consuete sovrastrutture mediatiche e dai clamori che spesso ne accompagnano la figura pubblica, l’artista milanese ha abbracciato la kermesse con un approccio intimista e votato alla sola essenza della musica.
Una metamorfosi che si percepisce sin dalle prime note del suo brano in gara, una confessione in musica, un invito al confronto con le proprie fragilità.
Il tema della salute mentale viene affrontato con un’introspezione spietata e priva di orpelli, in cui ogni parola di “Battito” appare cesellata per lacerare il velo dell’indifferenza.
Il testo si snoda tra immagini viscerali e riflessioni taglienti: l’apertura, con la cruda ammissione ‘Ho il cuore in apnea e la mente affogata,’ trascina l’ascoltatore in un abisso emotivo dove la lotta contro i propri demoni è palpabile. L’invocazione ‘Se mi perdo, stringimi forte’ non è solo una richiesta d’aiuto, ma un grido universale di chi annega nelle proprie inquietudini. E ancora, ‘Fingo di stare bene, ma crollo in silenzio’ mette a nudo la maschera che spesso si indossa per non mostrarsi vulnerabili.
Lontano da retoriche consolatorie, Fedez offre uno spaccato autentico di fragilità umana, senza mai indulgere nel vittimismo. La performance sul palco dell’Ariston ha amplificato questa narrazione: occhi lucidi, voce incrinata nei punti più emotivi, movimenti misurati come a non voler distrarre dall’essenza del brano.
Un’interpretazione che non ha semplicemente raccontato una storia, ma ha trasformato il palco in un confessionale condiviso, lasciando la platea avvolta in un silenzio gravido di empatia e riflessione.
La serata delle cover, spesso terreno di scelte prevedibili o eccessivamente autoreferenziali, ha rappresentato per Fedez un ulteriore banco di prova superato con sorprendente maturità artistica. L’unione con Marco Masini non si è limitata a una semplice collaborazione: i due artisti, con “Bella stronza”, hanno dato vita a un connubio vocale che ha sfiorato la perfezione, in cui le voci si sono fuse fino a divenire un’unica, potente eco.
Lontani da qualsivoglia pretestuosità, Fedez e Masini hanno restituito al brano una nuova linfa, frutto di un lavoro meticoloso e di un’intesa costruita nel tempo, come dimostrano le prove intense che hanno preceduto la serata. La scelta di rilasciare la cover a mezzanotte, immediatamente dopo l’esibizione, è parsa tutt’altro che casuale: una mossa astuta e consapevole, che ha catalizzato l’entusiasmo del pubblico e proiettato la canzone ai vertici delle classifiche digitali.
Se la classifica finale lo ha visto piazzarsi in una posizione di rilievo, ciò che davvero rimane di questo Sanremo è la ritrovata passione di Fedez per la musica. Ospite di Mara Venier, l’artista ha parlato a cuore aperto delle proprie battaglie interiori, dimostrando come la musica possa essere ancora una volta un’ancora di salvezza, un rifugio e un mezzo per trasmettere messaggi autentici. Un dialogo che ha commosso e sorpreso, restituendo l’immagine di un uomo che, al di là delle luci della ribalta, si è concesso di mostrarsi nella sua vulnerabilità più sincera.
L’annuncio della data al Mediolanum Forum, avvenuto sui suoi canali social e accolto con un entusiasmo tale da richiedere il raddoppio degli appuntamenti, suggella questo momento di rinascita artistica.
Non più schiavo dei riflettori per mero dovere mediatico, Fedez sembra oggi proiettato verso una fase della sua carriera in cui le fragilità non sono più macigni da nascondere, ma armi preziose con cui incidere nella memoria collettiva.
Con le ombre del gossip lasciate alle spalle e la musica tornata al centro del palcoscenico, Fedez si riprende la scena non per clamore, ma per merito. E lo fa con un coraggio che non urla, ma sussurra, forte e chiaro, nelle coscienze di chi lo ascolta.