C’era qualcosa di diverso in Pippo Baudo…
I suoi Festival di Sanremo hanno segnato epoche, lanciato artisti, raccontato un Paese che cambiava. Ogni edizione diventava un evento nazionale, seguito da milioni di persone, capace di unire famiglie e generazioni davanti allo schermo. Baudo non era soltanto un conduttore: era un regista invisibile, un narratore che trasformava la gara canora in specchio del tempo, in racconto collettivo.
Con lo stesso intuito ha rivoluzionato la televisione popolare italiana. Ha reso i palinsesti spazi di scoperta, di intrattenimento colto e popolare insieme, capaci di far convivere musica, comicità, cultura e leggerezza. In un’epoca in cui la tv sapeva ancora creare riti condivisi, lui era il cerimoniere, capace di dettare i tempi e di dare dignità a ogni forma di spettacolo.
La sua carriera, lunga più di mezzo secolo, ha attraversato la storia della Rai: dai primi programmi degli anni Sessanta, fino alle conduzioni record di Sanremo, passando per Domenica In, Fantastico e Novecento. Baudo aveva il dono raro di saper parlare a tutti, con naturalezza e autorevolezza. Sapeva scoprire talenti e riconoscerne la forza prima degli altri: da Al Bano a Beppe Grillo, da Heather Parisi a Lorella Cuccarini, decine di carriere hanno avuto in lui il primo grande sostenitore.
Le sue interviste a Massimo Troisi restano pietre miliari della comicità: momenti in cui alchimia e spontaneità creavano un linguaggio nuovo. Non è un caso: fu proprio Baudo a scoprirlo e a offrirgli il palco giusto per esprimersi. Era capace di trasformare ogni incontro in storia.
Per questo Baudo non è stato solo un presentatore: è stato la televisione italiana nella sua forma più alta e popolare. Il volto di un’epoca che ha saputo accompagnare intere generazioni, regalando un’idea di spettacolo che ancora oggi riconosciamo come nostra.