«Da sempre esistono leggi, come quelle del mare, che non dovrebbero mai essere infrante. Di questo parla il nostro film». Sgombrano subito il campo da polemiche che non devono entrare nella realizzazione di “Comandante”, opera di Edoardo De Angelis con Pierfrancesco Favino che ha aperto Venezia 80.
Tutto parte dalla scoperta di questa storia da parte del regista campano che poi ha chiamato Sandro Veronesi per scriverne un libro, quella di Salvatore Todaro a comando della Regia Marina durante la Seconda Guerra Mondiale.
«Un uomo che tende un braccio per aiutarne un altro». Durante 153esimo anniversario della Guardia Costiera l’ammiraglio Pettorino raccontò le sue gesta, quella di aver salvato il “nemico” belga dalle acque dopo averne affondato l’imbarcazione nell’Oceano Atlantico con il sommergibile Comandante Cappellini.
«Questa immagine è stata la scintilla che mi ha spinto a lavorare a questo progetto – ha spiegato il regista. Una dinamica che dovrebbe essere naturale, spontanea, ma che, quando abbiamo iniziato a lavorare al film, sembrava l’esatto opposto. Oltre al fatto, ovviamente, che la figura di Salvatore Todaro mi ha affascinato fin da subito anche nel suo ambito privato, che nel film non viene molto raccontato, ma che ci è servito molto per costruire il personaggio».
Personaggio restituito in tutta la sua forza da uno strepitoso Favino, che recita per tutto il film in un perfetto dialetto veneto, entrando perfettamente nel ruolo. «Mi sono sentito comandante di un equipaggio fatto da tantissimi attori meravigliosi, investito nel ruolo di guida rispetto ai ragazzi più giovani, tanto che ero il primo a prender l’acqua che ci arrivava addosso. Ricorderò sempre il momento in cui abbiamo smesso di lavorare su quel sottomarino, era una scena in cui eravamo in mezzo al mare e io ho voluto essere l’ultimo ad andare via perché avevo costruito con quel pezzo di ferro un rapporto emotivo che mai avrei immaginato».
Il suo Todaro, proprio come racconta la storia, «prendeva le decisioni di pancia, più seguire le regole». E decisioni importanti. «Quando sei sotto il mare, a centinaia di metri, qualsiasi tua decisione che ha il tempo per essere operata di millesimo di secondo, decide la vita degli altri e la tua. In quel momento tu da comandante devi prendere una decisione, sei solo, hai medaglie, non hai neanche eventualmente colpa se non quella al limite di sbagliare», ha concluso Favino.
Per l’impiego di forze è stato un film impegnativo da realizzare, «eppure l’ho vissuto senza sforzo – ha spiegato De Angelis – mi è sembrato girare questo film un gesto molto naturale, pur non essendo né avvezzo a frequentare battelli, né ad andare in profondità. Perché c’era una connessione profonda tramite il personaggio che Francesco ha interpretato, io volevo essere come lui con le sue contraddizioni, con la sua sporcizia ma con la sua capacità di compiere almeno un gesto che fosse potente e cristallino».
“Comandante” sarà nei cinema in autunno con 01 Distribution, prodotto da Indigo Film e O’Groove con Rai Cinema, Tramp LTD, V-Groove, Wise Pictures, in associazione con Beside Productions, in collaborazione con la Marina Militare Italiana e Cinecittà.