Lo scrittore Mark Twain ha detto “Le idee bisognerebbe lasciarle sempre in cielo; non ce n’è una che, scendendo sulla terra, non vada a fare una capatina al postribolo”; è il caso di ammetterlo, aveva decisamente ragione.
È propriamente così che nasce l’idea del Fantasanremo: prendiamo un bar in provincia di Fermo, un bicchiere di birra, passione per la musica, ed una compagnia di amici: il gioco è fatto.
Una storia che parte dalle Marche, a Porto Sant’Elpidio nel bar Papalina, e destinata a realizzare un fenomeno virale con tanto di sponsor, e dove l’arte del “cazzeggiare” ne diventa subito il manuale d’istruzioni.
Le regole sono fuori dall’immaginario collettivo, pressoché folli. Non è una “questione di feeling”, come intonerebbero Mina e Cocciante, bensì di punti vinti o persi a seconda che un artista perda una dentiera, cada sul palco, o si esibisca ubriaco, di bonus e malus, e infine di Baudi: la moneta con cui si gioca, “coniata” nel 2020.
Si può parlare indiscutibilmente di una vera “Fanta-febbre” che da anni, ormai, coinvolge non solo gli spettatori sanremesi, ma anche gli stessi artisti.
Il gioco non è sempre stato sul web, all’inizio, i primi scommettitori, facevano le pagelle su fogli di carta. Solo successivamente, il Fantasanremo è passato ad Excel sul pc, con un invincibile upgrade.
Sbarcati in rete, per gli ideatori, accade l’impensabile. Da 50 squadre del 2020 a 50mila del 2021. Un hobby che non può più considerarsi un passatempo, ma sicuramente qualcosa di più. Nel 2022 il Fantagioco acquisisce anche uno sponsor ufficiale; non è difficile pensare che i numeri del Fantasanremo cresceranno sempre di più.
L’edizione di quest’anno chiama a rapporto già un milione di squadre iscritte, un record assoluto per il gruppo di ragazzi del bar Papalina, che grazie alla loro idea, sono riusciti a far riappassionare persone di tutte le età, al Festival più importante della canzone italiana.
Ma qual è il segreto del Fantasanremo? Probabilmente il piacere della leggerezza, del partecipare ad un gioco divertente in cui il talento e i soldi non c’entrano nulla. Gli stessi “padri” del gioco, come trofeo, mettono in palio un prosciutto che potrà essere portato a casa e mangiato dal vincitore.
Insomma se da una parte c’è il palco di Sanremo con i cantanti, le classifiche, le performance, dall’altra esiste un mondo parallelo fatto di Baudi da puntare, squadre da formare, e di risate e goliardia da consumare.
“Perché Sanremo è Sanremo”, ma ammettiamolo, ad oggi non può esserlo senza la squadra al Fantagioco.
Annamaria Martinisi