Alle ore 9:34 c’è il treno che dalla stazione Tav di Afragola ci porta a Roma, per il concerto del Primo Maggio che per la prima volta nella storia si tiene al Circo Massimo, con la conduzione di Ermal Meta e Noemi con Big Mama. Per la giornata è stato scelto lo slogan “Costruiamo insieme un’Europa di pace, lavoro e giustizia sociale”.
Un nubifragio ci accoglie nella capitale e sarà solo l’inizio di una giornata lunga, impegnativa, ma carica di emozioni.
Dopo le esibizioni di diversi cantanti emergenti, da Anna Castiglia ad Albe, passando per Uzilake e Caffelatte, arriva il momento del nuovo progetto discografico di Giusy Ferreri con i “Bloom”. Proprio in occasione della loro esibizione, la pioggia si accanisce sul cielo del concertone, causando un guasto all’impianto elettrico.
Da lì nasce un momento magico con Ermal Meta che sale sul palco per intrattenere il pubblico, intonando una sua versione voce e chitarra di “Hallelujah” di Cohen. Il caso vuole che, proprio a fine esibizione, la pioggia si plachi per dare spazio agli artisti. Sembrerebbe un miracolo, ma così non è. Poco dopo la pioggia torna incessantemente a condizionare il concertone che diventa una distesa di ombrelli colorati che creano un colpo d’occhio che è già storia.
È stato un primo maggio che ha visto, giustamente, come unica protagonista: la musica. Pochissimi, infatti, sono stati gli artisti che si sono spesi per lanciare messaggi, come siamo stati abituati a vedere nel corso degli anni.
È stato il primo maggio di Geolier, che dopo aver infiammato il palco, dimostrando ancora una volta di avere una fanbase che non conosce limiti geografici, ha voluto esprimere il suo pensiero con parole semplici e incisive, dove ha toccato anche un argomento delicato come quello delle carceri: «Tutto quello che viene detto su questo palco ha sempre un peso maggiore, io voglio parlare di una cosa che purtroppo nel 2024 esiste ancora, ovvero la diseguaglianza. Una voce va a tutte quelle persone che vengono trattate in modo diverso sul lavoro per il luogo di provenienza o per il colore della propria pelle».
È stato il primo maggio di Tananai, che ha voluto dedicare la sua “Tango” a Toomaj Salehi rapper iraniano, «condannato a morte perché la sua musica non piaceva al regime in cui stava».
È stato il primo maggio di Achille Lauro che ha chiesto, dopo aver letto alcuni articoli sulla convenzione universale dei diritti umani di lasciare i cellulari in tasca: «Domani lo raccontate».
Ma, soprattutto, è stato il primo maggio di Stefano Massini, che è salito sul palco con Paolo Jannacci: «Ogni volta che qualcuno muore sul lavoro è una catastrofe, è uno sfascio, un massacro. Io, allora, oggi sono ‘antisfascista’ perché se oggi dici antifascista ti identifica la digos». Poi ancora: «Identificateli tutti», ha dichiarato indicando il pubblico del Circo Massimo.
È stato il Primo Maggio probabilmente meno “politico” della storia, ma che ci ha comunque regalato tante emozioni.