Molto spesso, durante una giornata in piscina, o al mare, in molti hanno provato l’esperimento di trattenere il respiro sott’acqua e provare la propria resistenza. Ma in questo caso, l’esperimento di questo tipo, ha segnato un vero e proprio record mondiale per il tempo più lungo di apnea sott’acqua; esattamente 24 minuti e 37 secondi, stabilito dal sommozzatore croato Budimir Šobat nel 2021.
Questo risultato incredibile e straordinario è stato raggiunto grazie a una preparazione meticolosa, che ha richiesto all’uomo, l’iperventilazione con ossigeno puro prima dell’immersione. Un processo che consente di ritardare il riflesso di respirare, consentendo ai subacquei di rimanere sott’acqua per periodi prolungati.
Il risultato record del sommozzatore va ad incalzare sul macro tema dei limiti umani. In molti sostengono che quest’ultimi sono semplicemente limiti imposti dalla nostra mente e non dal nostro fisico; e a quanto pare sembrerebbe sia proprio così.
Cosa accade quando si rimane in apnea per molto tempo?
Strano ma vero, sembra più semplice farlo quando siamo immersi, nonostante la pressione aggiuntiva sul petto. Questo fenomeno è noto come riflesso del tuffo dei mammiferi. Quando i mammiferi, inclusi gli esseri umani, si immergono, avvengono una serie di cambiamenti fisiologici automatici. Questi cambiamenti sono probabilmente indotti da informazioni sensoriali trasmesse dal nervo trigemino, come la sensazione di bagnato sul viso.
Quando il riflesso del tuffo viene attivato, il corpo smette automaticamente di respirare, il battito cardiaco rallenta e aumenta la resistenza vascolare periferica. Questo meccanismo permette al corpo di conservare le riserve di ossigeno per gli organi vitali, come il cervello e il cuore, deviando il sangue dai gruppi muscolari inattivi. La bradicardia, ovvero il rallentamento del battito cardiaco, contribuisce ulteriormente a preservare le riserve di ossigeno riducendo il carico di lavoro del cuore.
Il desiderio di respirare è principalmente controllato dai chemorecettori, che cercano di mantenere i livelli corretti di ossigeno e anidride carbonica nel sangue. Durante un’apnea, il livello di CO2 nel sangue aumenta mentre l’O2 diminuisce. L’aumento iniziale del desiderio di respirare, che si verifica circa 30 secondi dopo l’inizio dell’apnea, è principalmente dovuto all’aumento della CO2. Quando i livelli di O2 scendono sotto una certa soglia, i chemorecettori rispondono, intensificando il bisogno di respirare.
Una Mission Impossible?
A proposito di apnea, e resistenza, molti sono gli ambiti che hanno destato dell’incredibile, e ancor più dell’“impossibile”, in particolar modo il cinema. Non a caso, nel film “Mission: Impossibile – Rouge Nation”, Tom Cruise, girando moltissime scene d’azione, senza l’aiuto di uno stuntman, è rimasto sei minuti senza respirare per effettuare una sequenza subacquea. L’attore, sempre disposto a mettersi in gioco, è stato seguito dall’esperto Kirk Krack, che gli ha spiegato tutte le tecniche necessarie per poter girare quella scena.
Ma il primato di apnea “sul set”, è stato stabilito da Kate Winslet durante le riprese di Avatar 2, durante cui l’attrice è riuscita a trattenere il respiro sott’acqua per ben 7 minuti!
