Bisogna ritornare indietro, ai tempi di Apollo e Zeus per poter comprendere pienamente che cosa rappresenta una musa ispiratrice. Divinità pure, perfette, talmente tanto da andare al di là dell’entità corporea e terrena, ed elevarsi al massimo grado di bellezza femminile universale.
Figure eteree, intangibili, pressoché irraggiungibili, e in grado di ispirare l’immaginazione, gli intelletti virtuosi, e l’arte: quella pittorica, musicale e soprattutto cinematografica.
Ma quali sono le grandi muse che hanno ispirato il cinema italiano e i suoi registi?
Sguardi, virtuosismi intellettuali, attrici-feticcio, compagne e amanti di vita e di set.
Il ruolo delle muse era quello di porre il cineasta a stretto contatto con il sublime, l’angelico e il divino; la musa è colei che accompagna l’artista durante tutto il cammino che lo conduce a Dio, per mezzo della sua arte, nella sua massima espressione.
Ricordiamo le più memorabili del cinema italiano: da Giulietta Masina, a Claudia Cardinale, passando per Sophia Loren, Ingrid Bergman, a Monica Vitti.
Bergman e Rossellini
Già famosa, Ingrid Bergman apparve a Rossellini, attirando tutta la fascinazione e attenzione del regista, al punto che le affidò il ruolo nel suo nuovo film, Stromboli – Terra di Dio (1950); in precedenza, la parte doveva essere assegnata ad Anna Magnani. Tale colpo basso cambiò la figura dell’attrice svedese, tanto da divenire all’improvviso una peccatrice senza scrupoli da condannare, “l’apostolo della depravazione di Hollywood”. Bergman e Rossellini si sposarono, ma il matrimonio non durò molto. Restarono però i tre figli della coppia e i film girati insieme: oltre a Stromboli, vanno ricordati Europa ’51 (1952), Viaggio in Italia (1953) Siamo donne (1953) La paura (1954) e Giovanna d’Arco al rogo (1954).
Vitti e Antonioni
Monica Vitti è stata una delle attrici più iconiche del nostro cinema, in particolar modo della commedia italiana. Memorabili, le sue interpretazioni nei ruoli drammatici, precisamente per i film di Michelangelo Antonioni, (di cui fu musa e compagna nella vita) chiamate la “tetralogia dell’incomunicabilità”: L’avventura (1960), La notte (1961), L’eclisse (1962) e Deserto rosso (1964).
Cardinale e Visconti
Da poco scomparsa, e tra le attrici più belle, eleganti ed affascinanti in assoluto, Claudia Cardinale fu chiamata dai maggiori autori dell’epoca d’oro del nostro cinema; tra tutti Federico Fellini, e in particolar modo Luchino Visconti: a partire dalla piccola parte in Rocco e i suoi fratelli (1960), fino alla memorabile interpretazione de Il Gattopardo (1963) ed ancora Vaghe stelle dell’Orsa (1965).
Di Visconti, l’attrice disse: “Mi ha insegnato a guidare, e a non farmi guidare ciecamente dal corpo. Mi ha restituito, se così posso dire, uno sguardo, il sorriso”.
Citando Federico Fellini non si può non menzionare la coppia formata dal regista visionario insieme a Giulietta Masina.
All’anagrafe Giulia Anna Masina, esordì nel cinema nel 1948 in un film di Alberto Lattuada, Senza pietà, ma fu solo insieme al marito, Federico Fellini per l’appunto, conosciuto nel 1942, che raggiunse la notorietà artistica e personale al livello mondiale.
Con lui creò da subito una fortissima intesa. Da Luci del varietà(1950), a La strada (1954), Il bidone (1955), Le notti di Cabiria (1957), fino a lo strepitoso Giulietta degli spiriti (1965), primo film a colori di Fellini e il malinconico Ginger e Fred (1985), con Marcello Mastroianni.
Loren e De Sica
Donna, musa e diva, forse la più famosa di tutte, stiamo parlando di Sophia Loren.
Diventò immensa e indimenticabile grazie alle sue interpretazioni folgoranti, tali da farla diventare un’icona ineguagliabile nel mondo. Un Oscar vinto come Miglior Attrice per il film La ciociara(1960), il capolavoro drammatico tratto dall’omonimo romanzo di Moravia, fu diretta anche in molti altri film di Vittorio De Sica, come: Ieri, oggi, domani (1963), Matrimonio all’italiana (1964), I Girasoli (1969).
Di De Sica, Sophia Loren ha detto: “Era l’uomo che mi faceva più ridere. Lui era il direttore di orchestra e mi usava come uno strumento”.
Dulcis in fundo abbiamo la coppia Bellucci – Tornatore.
Nel 2000 l’attrice interpreta il ruolo di Maddalena Scordia in Malèna, il film di Giuseppe Tornatore.
Con Malèna, Monica Bellucci, oltre a diventare di fatto la musa insostituibile del regista Premio Oscar, riuscì a trasporre sul grande schermo la sua imponente forza seduttiva, erotica, elegante, prorompente, tipica della femminilità italiana e autentica. Tornatore la richiamò, dopo alcuni anni, per Baarìa, il film che racconta la vita nel comune palermitano di Bagheria, a partire dagli anni ‘30 fino agli anni ’80, seguendo la storia di una famiglia per tre generazioni