“Gli americani mi hanno dato la stella della Walk of Fame, la ritirerò a fine anno, è importante perché saranno due attori italiani ad averlo, uno è Rodolfo Valentino, l’altro sono io nel cinema parlato. L’ho avuta senza raccomandazioni, significa che gli piaccio”.
Giancarlo Giannini si è raccontato al pubblico del Fara Film Festival, rassegna che gli ha riconosciuto il premio alla carriera. “A Venezia hanno dato premi a tutti, a me non hanno dato manco un gatto nero”, conclude ironico.
Il 1° agosto compirà 80 anni, una vita dedicata al cinema. “Ho fatto tanti film, ne salvo pochi”. E di recente ha concluso tre set: “Una serie italiana sul calcio dove interpreto un procuratore, un film dove interpreto un Papa, e uno con grandi attrici americane, Diane Keaton, Jane Fonda e Mary Steenburgen, che ho finito qualche giorno fa a Venezia”. Il titolo di quest’ultimo è Book Club 2: The Next Chapter e vede tra i protagonisti anche Andy Garcia.
Il concorso internazionale di cinema, arte e enogastronomia ideato da Riccardo Martini, prodotto da Martini Eventi in collaborazione con Alfiere productions e diretto da Daniele Urciuolo, ha scelto di omaggiarlo con la proiezione di “Pasqualino Settebellezze” nello schermo sotto le stelle nell’antico borgo in Sabina. “A Lina Wertmuller devo tutto, un genio, una persona che scriveva sceneggiatura, si intendeva di regia, era stata aiuto regia di Fellini, aveva una fantasia pazzesca, conosceva gli attori, i ritmi, la musica. I film suoi mi hanno dato il successo. Poi ho avuto anche altri maestri come al teatro Orazio Costa, ho lavorato con grandi registi da Coppola a Visconti a Monicelli, ho fatto un po’ di tutto e continuo a farlo”.
Un mestiere che fa divertendosi, ma che sconsiglia ai giovani. “È un mestiere molto difficile, è cambiato molto negli anni. Al Centro Sperimentale, ai ragazzi e alle ragazze che venivano scelti, gli dicevo che bisogna avere grande amore per la fantasia”.
E sul futuro delle sale, ricorda un aneddoto di 30 anni sul set con Fellini. “Mi diceva: “Giancarlino, il cinema è morto”. “Come, è morto?” gli chiedevo io. E lui: “Andremo al cinema come a un museo”, ci aveva visto lungo”.