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Il suo vero nome è Diana Prince e quest’anno festeggia 80 anni, portati benissimo.
Parliamo di fumetti, ma non serve essere degli sfegatati e irriducibili appassionati del genere. Chi non conosce Wonder Woman? Eh sì, parliamo proprio di lei, dell’eroina creata da William Moulton Marston e disegnata da Harry G. Peter nel 1941.
L’idea del suo creatore – psicologo e teorico del femminismo – fu dirompente e innovativa per l’epoca: “Il miglior rimedio per rivalorizzare le qualità delle donne è creare un personaggio femminile con tutta la forza di Superman ed in più il fascino di una donna brava e bella”, disse poco prima di morire.
Da subito è salita sul podio dei preferiti dal pubblico, diventando non solo “rappresentante” della DC Comics insieme ai vari Superman e Batman, ma anche un’icona di parità di genere. Ancora oggi, nonostante negli anni ne siano state ideate di supereroine, Wonder Woman rimane la più conosciuta e l’unica a far parte dell’immaginario collettivo come simbolo di forza ed emancipazione femminile.
Nel suo nome, Diana Prince, c’è un richiamo non solo alla divinità greca della caccia, ma soprattutto a quel coraggioso “principe” che tutte le ragazze attendono nella propria vita e che, sotto sotto, nascondono nel loro animo; nella sua terra natale, l’Isola Paradiso, si cela un luogo di opportunità, che ancora oggi nella vita reale sono negate all’universo femminile.
Ed ancora, i cambiamenti di Diana, che nei suoi 80 anni è stata prima tradizionalista, poi moglie, poi ha perso i suoi poteri assieme al suo corsetto da pin-up, ha imparato le arti marziali, ha riconquistato i suoi poteri avvicinandosi alla divinità greca da cui ha preso il nome.
Tanto eclettica e pragmatica da risultare pericolosamente reale, “quasi” una donna vera. Al punto da influenzare l’immaginario collettivo di più generazioni, quale simbolo di forza e libertà.
Nella cultura pop nel corso di questi otto decenni, Wonder Woman ha sempre più incarnato la donna indipendente che è in grado di salvarsi da sola e salvare anche i suoi compagni di mille avventure.
Icona della parità di genere e della lotta per i diritti umani già da quando il personaggio uscì dalle pagine del fumetto per approdare dapprima in tv – ricordate Lynda Carter, magnifica interprete dell’Amazzone nella serie degli anni ’70? – e poi sul grande schermo, diretta tra gli altri anche da Patty Jenkins – la regista di Monster – che ha più volte voluto chiarire che la “sua” Wonder Woman (2017) è stato più di un film sulle donne.
Diana combatte affinché ci sia equità nel mondo, che è concetto diverso dall’uguaglianza. Affinché uomini e donne, e per estensione tutte le minoranze, possano collaborare insieme alla pari ed arricchirsi grazie alle proprie diversità.
Il mondo la sta celebrando in queste settimane, tra mostre, libri e fumetti. A Milano dal 17 novembre, Palazzo Morano racconterà storia e mito dell’Amazzone grazie ad una magica esposizione.