Per chi, come me, è nato negli anni 80, non può non amare Tom Cruise e “Risky Business”, “Il colore dei soldi”, “Rain Man”, “Mission Impossible”. Non può non aver visto almeno 10 volte “Top Gun”. Fu il film che nel 1985 diede via alla carriera di un allora 22enne attore che aveva già le idee chiare dietro quel ciuffo phonato e quel sorriso smagliante.
A distanza di 37 anni la star di Hollywood riveste i panni, o meglio il giubotto, del tenente Pete “Maverick” Mitchell, per il sequel “Top Gun: Maverick” presentato a Cannes 75.
Raccontare la trama del film è superfluo. Quello che è bello raccontare è la dedizione al lavoro di Tom che per girare le sequenze di volo ha seguito un addestramento speciale per aviatori di jet per salire a bordo del cacciabombardiere F/A-18, niente stunt, niente CGI.
“Top Gun: Maverik” era già pronto da tempo, ma Cruise non ha risposto alle sirene delle piattaforme streaming per uscire direttamente in sala, in Italia dal 25 maggio (info sul sito www.topgunmovie.com).
Il tutto per una ragione concreta, che ha spiegato durante la conferenza sulla Croisette, al termine della quale ha ricevuto una Palma d’Oro “Onoraria” a sorpresa.
“Capisco il business dietro ai servizi streaming ma io faccio i film per il grande schermo. Lo faccio per me e per le tante persone vogliono questa esperienza. Io credo che serva un diverso tipo di arte e competenza per scrivere un film per il cinema o per la televisione. E, nel mio caso, sono letteralmente appassionato del processo che conduce alla proiezione del film per il cinema. Ogni settore, regia, fotografia, luci e trucchi, macchinisti. Tutto è organizzato per il grande schermo. Ed è un’esperienza che ti coinvolge completamente. È sempre stato ed è tutt’ora il mio sogno. Capire come il lavoro di un regista o un macchinista porti alla nascita di un film mi affascina. Amo la squadra e la comunicazione che porta dopo mesi e mesi di lavoro a creare una storia. E nel mio percorso, ho incontrato dei maestri che hanno saputo disegnare cinema attraverso storie e idee diverse. Ma non è solo una questione di scrittura. È il come la storia viene costruita. Perché vengono usate queste lenti? E perché queste luci? È importante celebrare il talento delle persone che lavorano con te perché sul set tutto questo contribuisce a veicolare idee diverse di cinema”.
E se lo dice uno degli uomini più influenti di Hollywood… voliamo al cinema!