La felicità è fatta di piccole cose come il tiramisù. Quando metti il cucchiaino dentro al mascarpone, al cacao e poi i savoiardi e poi è tutto morbido e buonissimo e mamma mia quanto è buono il tiramisù?!
Ok. Dopo questo picco glicemico torniamo a noi.
Il tiramisù, dolce tipico delle domeniche a pranzo da mamma e papà e in mini porzione d’obbligo al bar prima del caffè amaro, è nato per caso nel ristorante “le Beccherie di Treviso”. Nel 1970 lo chef Roberto Linguanotto e la signora Alba, moglie di Aldo Campeol, storico titolare del ristorante punto di riferimento dell’ enogastronomia italiana, inventarono questo dolce da applausi.
Mentre in cucina si preparava un gelato alla vaniglia, allo chef cadde un po’ di mascarpone nella ciotola delle uova e dello zucchero ed ecco che il colpaccio era compiuto! A questo punto una sola cosa da fare per chiudere la partita: inzuppare i savoiardi nel caffè. Poker d’assi Signori e Signore!
Il “Tirame Su″, così lo chiamarono.
Questo dolce da leccarsi i baffi (perdonateci ma siamo maledettamente fan del Tiramisù) veniva preparato su piatti rotondi d’argento, lasciato riposare alcune ore in frigo e spolverato di cacao amaro solo al momento di essere servito.
Nel 1972 entrò nel menu delle Beccherie. Solo nel 2010 la sua ricetta originale fu depositata con atto notarile all’Accademia Italiana della Cucina.
Ripetiamo: la sua ricetta originale non quella con biscotti secchi presi a caso o con una specie di biscotti super zuccherini senza uova e zucchero. Savoiardi, ci vogliono i savoiardi! Ecco, l’abbiamo detto.
E adesso, tiramisù per tutti!