È italiana, ha vinto due Oscar e cinque Golden Globes. E ancora un Leone d’oro, un Grammy Award, la Coppa Volpi a Venezia, il Prix d’interpretation feminine a Cannes, l’Orso d’oro a Berlino, un Bafta, dieci David di Donatello e tre Nastri d’argento.
Avete capito di chi stiamo parlando? Ovviamente di Sophia Loren, da oltre 70 anni ambasciatrice della bellezza italiana nel mondo, la’ diva della storia del cinema internazionale che tanto ci invidiano gli Usa.
Mai avrebbe immaginato che il suo nome venisse inciso nella Walk of fame di Hollywood quando partecipò da giovanissima ad un concorso di bellezza dove fu notata da Carlo Ponti. Le offrì il primo contratto e le consigliò un nome d’arte: da Sofia Lazzaro a Sophia Loren.
Fu subito Cleopatra in un film di Mario Mattoli nel 1953 con Alberto Sordi. Poi al fianco di Vittorio De Sica in “L’oro di Napoli”, e ancora con Totò in “Miseria e nobilta”.
«Devo ringraziare mio marito e De Sica. Ho cominciato dal niente. Mia madre era una povera signora, morivamo di fame e siamo andate a Roma. Senza persone che credono in te non vai da nessuna parte. Incontrai Carlo Ponti, il mio futuro marito, e mi fece conoscere Vittorio De Sica. Lo porto nel cuore. Doveva fare ‘L’oro di Napoli’, stavamo nell’ufficio di De Laurentiis, non osavo dire una battuta. Capii che gli ero piaciuta dal modo in cui mi parlava: ‘Siccome parto per Napoli ti faccio un provino subito, se va bene puoi fare la pizzaiola’. Mi misi a piangere. ‘Domani vieni sul set’. Cosi’ fu. De Sica era adorabile, un uomo di cuore. Unico. Ha creduto in me», così la Loren in una intervista dell’epoca a Repubblica.
Dopo “Pane, amore e…” del 1955, di nuovo in coppia con De Sica, recitò in coppia con Cary Grant, John Wayne e Anthony Quinn, “Orchidea nera” vincendo il suo primo David di Donatello e la Coppa Volpi a Venezia.
A soli 26 anni vestì i panni di Cesira in “La ciociara”: interpretazione perfetta e Oscar per la migliore attrice. A quel riconoscimento seguì la Palma d’oro a Cannes, il Bafta, il David di Donatello e il Nastro d’argento, e il TIME le dedico’ la copertina del numero di Aprile dello stesso anno.
Il resto è storia, inutile star lì a elencare tutti i suoi successi.
Memorabile il momento in cui nel 1999 consegnò l’Oscar al miglior film straniero a Roberto Benigni: “And the Oscar goes to… Robberto”!
La sua ultima interpretazione è del 2020 come protagonista del film “La vita davanti a se”, diretta dal figlio Edoardo Ponti.
Di questa storia straordinaria c’è chi ha pensato di farne un film documentario: “Sophia”. Diretto da Marco Spagnoli, che lo ha scritto da Simona Sparaco, è prodotto da Marco Durante, Presidente di LaPresse, con Rai Documentari e Luce Cinecittà.
Vi è venuta voglia di immergervi nella sua straordinaria vita? Cliccate qui e premete play… https://www.raiplay.it/programmi/sophia