Da tempo ormai l’idea di una settimana corta che ottimizzi vita sociale e il benessere del lavoratore con la produttività è più viva che mai ma da qualche parte si cercano soluzioni diverse.
L’idea di avere il venerdì libero non attira tutti i Paesi del mondo e tra questi vi è la Grecia, promotrice della settimana lunga e in assoluta controtendenza rispetto al trend attuale.
La riforma in corso nella culla della cultura europea permetterà ai lavoratori a tempo pieno di accettare un lavoro part-time e arrivare ad un massimo di 13 ore di lavoro in un giorno. Le aziende potranno a loro volta richiedere una settimana di 48 ore e sei giorni lavorativi.
Tutti i giorni “extra” svolti dai lavoratori saranno remunerati il 40% in più rispetto ad un giorno normale di lavoro.
Ma da dove nasce questo cambio di rotta?
Kyriakos Mitsotakis, leader dell’attuale Governo di centrodestra, ha adottato questa misura in ragione di una forte carenza di manodopera in svariati settori del Paese, complice l’emigrazione di numerosi giovani dalla Grecia.
Sorge però un sostanziale problema con questa riforma: i lavoratori greci sono già quelli che lavorano di più in Europa secondo Eurostat.
Un greco su 8 lavora più di 48 ore alla settimana stabilmente e in media l’impegno richiesto è di 39,4 ore a settimana. Si lavorerà in questo modo di più per una media salariale già di per sé bassa e bloccando potenziali nuove assunzioni in vista del maggiore impiego delle risorse umane da parte delle aziende.
In Belgio la settimana corta è perfettamente instaurata nelle abitudini delle aziende e dei cittadini già dal 2022 mentre in altri paesi europei ci si sta avvicinando alla fase di sperimentazione che porterà gran parte dell’Europa a uniformarsi a questo modello.
La «settimana lunga» sarà valida nel settore industriale e nelle telecomunicazioni. Alcuni settori della funzione pubblica e alcune imprese statali potranno implementarla.
L’intenzione del Governo è quella di attrarre lavoratori stagionali extra-UE anche per il settore agricolo attraverso migranti pronti a ricoprire ruoli meno qualificati di cui la Grecia ha un forte bisogno.
Un investimento che fatica a collimare con la tutela dei diritti dei lavoratori e le esigenze estenuanti del mercato del lavoro greco.
I lavoratori in Europa come hanno reagito alla settimana corta?
In Italia non esiste ancora una normativa vigente ma le aziende hanno già cominciato a svolgere degli esperimenti per la settimana corta.
Magister Group ha diminuito nel giro di un anno l’ammontare complessivo delle ore di lavoro del 20% e la produttività non ne ha risentito, tutt’altro. L’utile netto è infatti risalito dell’8%.
Rimanendo geograficamente in Europa nel Regno Unito è stata avviata la sperimentazione, con ottimi risultati nel medio periodo, più grande con ben 61 aziende e 3 mila dipendenti coinvolti.
I modelli di lavoro cominceranno, sia da una parte che dall’altra, a scontrarsi con il pragmatismo dei risultati sia in termini economici che di salute mentale dei lavoratori ma ciò che rimane da questo cambio di passo avvenuto in Grecia è un monte di perplessità verso la tutela dei numerosi lavoratori troppo spesso messi duramente alla prova da ritmi forsennati e richieste alienanti.
Edoardo Galassi