Di imprese che fanno gridare “WoooW” ce ne sono tante, ma questa ha un sapore particolare e merita di essere raccontata.
Nunzio Bruno, 41 enne messinese, è partito per scalare a piedi una delle vette più alte del mondo, dirimpettaia dell’Everest, raggiungendo la quota record di 8mila metri. E fin qui, non sarebbe l’unico.
Il motivo che lo spinge è sostenere la ricerca scientifica sulle malattie neurodegenerative, e lo fa soprattutto per la mamma che soffre da alcuni anni di SLA, per il progetto “In cima al mondo con ME”.
«È una scommessa, una sfida per me stesso e per la mia famiglia non solo un’impresa sportiva ma un percorso interiore e spirituale oltreché un’opportunità per portare la mia amata Messina e la mia Sicilia sull’Himalaya, nei luoghi più alti del pianeta insieme con le eccellenze, le tradizioni, le cose belle che possiamo vantare», ha spiegato Bruno.
Guida ambientale, accompagnatore turistico, escursionista e scalatore, non ha scopo di lucro e sarà sostenuta da una serie di aziende e partner sensibili (main sponsor della prima tappa Miscela d’Oro) che, in cambio di visibilità, stanno raccogliendo fondi a favore dell’AISLA onlus, l’associazione italiana che lotta da oltre 30 anni contro la SLA (Sclerosi Laterale Amiotrofica), grave patologia neurodegenerativa progressiva dell’età adulta in grado di paralizzare nel tempo i muscoli.
L’estrema missione, che Bruno stesso ironicamente definisce “im… possibile”, un dream possible, prenderà il via con la scalata del Kilimiangiaro, la cima più importante del continente africano: obiettivo 6mila metri, in cui sarà accompagnato da due amici e compagni di avventure, l’artigiano messinese Paolo Vapore, 60enne, già esperto camminatore, e Marco Antonio Finocchiaro, psicologo e sportivo originario di Caltagirone.
Comincerà così il percorso di allenamento della durata di circa un anno, necessario per la mission himalayana prevista nel settembre 2023 che richiederà tra 40 e 60 giorni di arrampicata: tecnicamente si tratta di “ascensioni”, che richiedono una certosina e impegnativa preparazione atletica con l’affinamento di tecniche di acclimatamento e respirazione ad alta quota, dove l’ossigeno è rarefatto e i rischi per la salute e per la vita sono molteplici.
L’iter proseguirà tra gennaio e febbraio 2023 con l’Ojos del Salado, tra Cile e Argentina, che coi suoi quasi 7mila metri è il vulcano attivo più alto del mondo e la seconda vetta del Sudamerica. Sono previste anche tappe intermedie tra alpine dolomiti decise di volta in volta in base alle condizioni meteo.
Infine, il culmine del progetto: il Manaslu, l’ottava montagna più alta in assoluto, che si trova in Nepal sulla catena himalayana “di fronte” all’Everest, e conta 8.163 metri nel punto vicino al cielo.
«Riuscire a raggiungere queste vette significa lanciare un prezioso messaggio di speranza, di fiducia in se stessi e nelle proprie potenzialità. Supera te stesso e supererai il mondo, scriveva Sant’Agostino. Fin da piccolo sognavo di scalare i monti più elevati e oggi poter fare questo per aiutare la ricerca contro malattie gravi e debilitanti come quelle neuromuscolari, mi dà un’ulteriore spinta per realizzare i miei sogni».
Il tutto verrà documentato con dirette, reportage, video e post sui social (su Instagram @thewildtrekker e su Facebook “In cima al mondo con me”) tra difficoltà, impressioni, sensazioni aneddoti ma soprattutto le emozioni di compiere un cammino, ricco di amore e intriso di valori, dedicato alla mamma, 65enne, che da casa lo accompagnerà col cuore e con la mente.