La notte degli Oscar non regala particolari sorprese. Oppenheimer fa incetta di statuette, vincendone ben sette su 13 canditature. miglior film, miglior attore protagonista (Cillian Murphy) e comprimario (Robert Downey Jr), miglior regista Christopher Nolan e poi montaggio, fotografia e miglior colonna sonora originale.
«Abbiamo fatto un film sul padre della bomba atomica, in una situazione di guerra – ha dichiarato Cillian Murphy durante il suo discorso – e se penso a quello che viviamo oggi, in un mondo ancora in conflitto, non posso che dedicare questo premio a chi si adopera per portare la pace».
Christopher Nolan vince finalmente il suo primo Oscar alla miglior regia: «I film hanno poco più di 100 anni, Non sappiamo dove andrà a finire questo incredibile viaggio. Ma sapere che voi pensate che io ne sia una parte significativa significa molto per me».
La notte degli Oscar è stata anche la notte di Robert Downey Jr che dopo anni di dipendenza dalle droghe si prende la sua rivincita dedicando il premio a sua moglie: «Vorrei ringraziare il mio veterinario, intendo dire, mia moglie Susan, laggiù. Lei mi ha trovato, un animale randagio e ringhioso e mi ha amato fino a ridarmi la vita. Ecco perché sono qui. Grazie».
Emma Stone grazie alla sua interpretazione in “Povere creature!” vince un inaspettato Oscar che le permette di entrare nella storia: insieme a Meryl Streep, Jodie Foster, Elizabeth Taylor già a quota due Oscar a 35 anni: «Forse non so cosa sto dicendo. Sono andata. Come avrete notato avevo quasi una crisi di panico. Cosa che mi succede abbastanza spesso, a un certo punto bisogna dire: esci dalla tua testa, guardati da fuori. Sul set siamo stati una squadra, siamo stati più della somma delle parti, è questa è la cosa più bella quando si fa un film perché siamo stati tutti insieme. Sono onorata di condividere questo premio con tutti i componenti della troupe e con il cast. Ringrazio il regista Yorgos Lanthimos di avermi regalato con il personaggio di Bella Baxter il ruolo della vita. Devo chiudere, lo so. Ma voglio ringraziare la mia famiglia, la mamma, mio fratello, mio marito Dave. Ti amo, ti adoro, tra tre giorni saremo finalmente liberi. Grazie ancora ed evitate di guardare la mia schiena e il mio vestito distrutto».
L’Oscar per la categoria miglior documentario è stato vinto da “20 Days in Mariupol”, una vittoria annunciata che il regista ha dedicato all’Ucraina: «Sono onorato, ma potrei essere il primo regista a dire che vorrei non aver mai fatto questo film, vorrei essere in grado di scambiare questa statuetta perché la Russia non avesse mai attaccato la nostra città e il nostro territorio».
«Grazie per avermi vista», così inizia il discorso di Da’Vine Joy Randolph vincitrice dell’Oscar per la miglior attrice non protagonista: «Mamma mia, Dio è grande. Dio è buonissimo. Io non avrei dovuto fare l’attrice. Ho iniziato come cantante. Ma poi mia madre mi ha detto: attraversa la strada, vai al cinema che c’è qualcosa di importante per te. Sono grata a tutte le persone che sono state presenti e che mi hanno guidata, Sono grata a tutte le persone che sono presenti qui. Per tanto tempo ho voluto essere diversa. Adesso invece so che devo solo essere me stessa. Grazie per avermi vista. Per avermi sostenuta. Vi ringrazio anche per quando ero l’unica ragazza nera della scuola. Mi avete permesso di forgiare il mio cammino, di costruire il mio percorso e a tutte le donne che hanno lavorato insieme a me. E devo ringraziare il mio agente. So che non si dovrebbe perdere tempo a ringraziare gli agenti ma a volte gli agenti non sono bravi con il mio».
Infine una nota di merito per Jimmy Kimmel che, salvo rare occasioni, è riuscito a condurre la cerimonia più importante dell’industria cinematografica con il giusto mix tra ironia ed empatia: «È stato un anno difficile – ha esordito riferendosi agli scioperi che hanno colpito l’industria cinematografica – e un bellissimo anno per il cinema. Nonostante tutto si sia fermato, le persone qui presenti sono riuscite a darci tanto».