«È la prima volta che ne parlo, e sono contento di farlo nella mia terra. Mi sono cimentato con qualcosa che vedrete a breve, il prossimo autunno, un progetto che si chiama Napoli Magica, ed è un film sul luogo comune, sullo stereotipo, un film sul racconto quasi bidimensionale della nostra città sul quale io ho giocato».
Marco D’Amore si è raccontato al Social World Film Festival di Vico Equense, offrendo al pubblico in piazza anticipazioni sul suo prossimo lavoro.
«Credo che tanti di voi sappiano che, anche questo (batte il piede sulle tavole del palco), il palcoscenico, sotto ci sono cavi perché funzionano come delle casse armoniche, perché chi li concepiva un tempo sapendo che sarebbe salito qualcuno a parlare capiva che da qui andava prorogata la voce, e quindi, i palcoscenici erano cavi avevano delle zone fonde e delle zone cavee, così è Napoli, sotto è cava come un palcoscenico e io in questo progetto ho provato a stare sopra il palcoscenico ma soprattutto a scendere giù e a vedere sotto quelle tavole chi ci stava nascosto ed ho trovato delle cose che spero vi possano incuriosire».
I suoi primi passi sul palcoscenico li ha mossi con Servillo. «Toni per me è come una sorta di papà artistico. Ho cominciato con lui quando avevo 18 anni. Ho letto la sua intervista e sono assolutamente d’accordo con lui però io rilancerei la proposta di Toni cioè ampliandola ad un altro settore perché questa è una terra che produce talenti solo che noi siamo abituati a pensare al talento solo davanti la macchina da presa. Io credo che in questi ultimi 10 anni Napoli sia diventata una delle capitali d’Italia per quanto riguarda la produzione dell’audiovisivo sia nazionale che internazionale ed è molto triste constatare che quelli che vengono non trovano sul territorio professionalità all’altezza quindi abbiamo sicuramente bisogno che attrici, attori, registi e sceneggiatori possano studiare, possano affinare conoscenze e professionalità ma io penso che noi abbiamo bisogno di microfonisti, di elettricisti, di direttori di fotografia, di fonici in modo tale che questa Regione possa offrire a chi arriva anche dall’estero non solo il talento degli artisti ma anche la competenza di professionisti che contribuiscono a fare di un film un’esperienza unica».
Infine, in tema con il festival, ha raccontato che contempla «l’esperienza cinematografica come veicolo di molti messaggi che agiscono non solo sull’intelligenza ma anche sulle emozioni, agiscono su vari livelli. Evidentemente viviamo un periodo in cui c’è sempre più bisogno di veicolare un certo tipo di messaggi, di costruire una socialità che significa condividere anche un’esperienza cinematografica stando insieme e ragionando su alcuni temi quindi mi sembrava doveroso essere qui e battezzare l’importanza con un mio piccolo contributo di un festival che si occupa di cose importanti e lo fa secondo me solo in uno scenario meraviglioso, naturale ma anche di persone che contribuiscono a renderlo importante».