Secondo uno studio sull’alimentazione biologica, sulla performance sportiva e sugli stili di vita condotto da Luiss Sport Lab, centro di ricerche su come sviluppare le prestazioni agonistiche, l’alimento più apprezzato dagli sportivi sono, a sorpresa, i legumi.
Non una miscela di fiocchi d’avena, frutta secca e miele, né riso e pasta integrali all’olio d’oliva, né la composta di frutta o biscotti al farro. Ma lenticchie, fagioli ed altri legumi biologici. La ricerca è stata realizzata in collaborazione con Probios, azienda toscana leader nel biologico certificato dal 1978, specializzata nell’offerta di prodotti “free from” e “rich in”.
Lo studio ha evidenziato che adottando un piano alimentare personalizzato a base di alimenti biologici e sostenibili sette giorni su sette pre e post-allenamento aumenta benessere e performance nello sport.
Un’equazione apparentemente scontata, invece no: spesso anche chi pratica sport regolarmente tende a non associare l’attività a uno stile di vita sano e sostenibile, sbagliando. L’attenzione alla qualità degli alimenti e l’adozione di piani personalizzati improntati sulla corretta alimentazione nello sport fa la differenza.
D’accordo nel sostenere i benefici dell’organic food è anche un campione di quindici atleti dei team As Luiss Volley di età compresa tra i 18 e i 29 anni ai quali sono stati somministrati alimenti biologici.
La ricerca ha interessato in via sperimentale un percorso di prove e test su due gruppi differenti: i giocatori del Gruppo Sperimentale hanno seguito un piano nutrizionale a base di alimenti biologici, per una durata di quattro settimane seguendo una serie di linee guida nutrizionali fornite dai ricercatori.
Il Gruppo di Controllo ha invece seguito le consuete abitudini alimentari, beneficiando però di schemi dietetici personalizzati in relazione alle specifiche abitudini e caratteristiche individuali. A sorpresa gli atleti hanno promosso a pieni voti i legumi.
La cura nell’alimentazione e la maggior attenzione alla qualità della dieta attraverso percorsi mirati, sia per i giorni di allenamento che di riposo, hanno portato benefici evidenti appena dopo un mese e in entrambi i gruppi.
Il più significativo è senz’altro la riduzione di peso, con una diminuzione della massa grassa e un incremento della massa magra. Parallelamente sono migliorate le buone pratiche legate a un corretto stile alimentare dentro e fuori dal campo, mettendo al bando alcuni degli errori più diffusi anche tra gli atleti: la tendenza a saltare i pasti e a evitare alcuni preziosi alimenti, come ad esempio, i legumi.
Inserire merenda e spuntini ha cambiato la prospettiva di molti di loro. Non sempre, infatti chi pratica sport a livello agonistico dà la giusta importanza alle linee guida previste da una virtuosa alimentazione.
Dopo il percorso effettuato, per tutti gli atleti è emerso quanto sia fondamentale conoscere e seguire una corretta alimentazione associata alla propria routine di allenamento.
Per chi ha assunto alimenti bio durante le quattro settimane, l’elenco dei benefici continua: dalla migliore qualità del sonno e del processo di digestione a una maggiore soddisfazione nelle performance sportive e di studio fino a un upgrade nel recupero post-allenamento, tutti vantaggi che hanno toccato la sfera privata dei giovani atleti andando a migliorare la qualità della vita e agendo su quello che nel mondo sportivo viene chiamato “invisible training”, proprio quell’allenamento invisibile che riguarda il tenore di vita di ogni sportivo fuori dal campo e che influenza il rendimento nella performance.
«Quando parliamo di un’alimentazione più sostenibile, parliamo di un’alimentazione che predilige alimenti di origine vegetale. Un cambiamento indispensabile per promuovere sia la salute del pianeta che delle persone, con particolare attenzione agli atleti – sostiene Rossella Bartolozzi, consigliere delegato di Probios – La ricerca ha provato quello che da oltre 40 anni sosteniamo con convinzione: migliorare il benessere psicofisico mangiando bio migliora non solo le prestazioni sportive, ma la qualità della vita stessa».
Eduardo Cagnazzi