1,1K
Il ritrovamento di un dipinto pompeiano precursore della moderna natura morta che raffigura i doni offerti dai padroni di casa agli ospiti, come frutta, uova, ortaggi, verdure e di una sorta di focaccia di cereali è del sorprendente.
«Il ritrovamento a Pompei di un affresco risalente a 2000 anni fa ci dimostra semplicemente la pizza faceva già parte della dieta dei romani». Con queste parole Giuseppe Vesi, chef pizzaiolo protagonista di alcune battaglie che hanno messo al centro della produzione di pizza il ritorno alla qualità e alle origini, commenta lo straordinario rinvenimento di cui si è avuta notizia in questi giorni.
«Quella di Pompei non è la sola testimonianza della presenza di quella pietanza sulle tavole dei Romani. Alcune testimonianze parlano, per esempio, di un cibo che chiamavano pinsa, che tra l’altro utilizzava anche farina di frumento, un prodotto non raffinato, oggi tornato in auge. La focaccia, ad esempio, era consumata dai soldati romani, che avevano bisogno di pasti energetici e sostanziosi. Anche la presenza di tantissimi forni e fornai per le strade delle città ci riporta l’idea dei prodotti molto simili a quelli che conosciamo oggi».
Numerosissime le rappresentazioni, anche in altri affreschi e altre raffigurazioni, tra mito, storia e leggenda, di questo prodotto, che è tutto sommato una della pietanze più semplici da preparare.
«I napoletani hanno capito, con il tempo -prosegue Vesi- la duttilità e la commerciabilità della pizza, che è arrivata a noi, dopo tantissime evoluzioni che la storia ci ha fatto conoscere, fino ad arrivare ai giorni nostri, nella sua versione gourmet”. E conclude: “Chissà che la campagna di scavi pompeiana che sta facendo emergere tesori inestimabili non riserverà ulteriori sorprese».
Secco al riguardo il commento di Gabriel Zuchtriegel direttore del Parco archeologico di Pompei: «Oltre all’identificazione precisa dei cibi rappresentati ritroviamo in questo affresco alcuni temi della tradizione ellenistica, elaborata poi da autori di epoca romana-imperiale come Virgilio, Marziale e Filostrato. Penso al contrasto tra un pasto frugale e semplice come una sorta di focaccia sacrificale condita con datteri, corbezzoli, noci, che rimanda a una sfera tra il bucolico e il sacro, da un lato, e il lusso dei vassoi d’argento ritrovati già ad Ercolano e la raffinatezza delle rappresentazioni artistiche e letterarie dall’altro. Come non pensare, a tal proposito, ad un cibo povero come la pizza che ormai ha conquistato il mondo e viene servito anche in ristoranti stellati?».