La rivoluzione di Gabriele Esposito inizia in via Scarlatti, nel quartiere Vomero di Napoli, dove un pomeriggio, intonando una canzone di Liberato “Me staje appennenn’ amò”, la sua vita cambia, da un giorno all’altro, catapultandolo in un mondo che sognava da quando ha calcato il palco di XFactor. Da quell’esperienza, da quel “No”, che l’ha aiutato a crescere e ad essere pronto per quello che il destino aveva il servo per lui: una rivoluzione musicale, ma soprattutto umana.
“Na Rivoluzione (sento ‘o bbene ca me faccio)” è il suo ultimo singolo, presentato a largo Maradona, dopo averlo cantato a New York: «I brani quando escono, non sono più miei. Quindi prima che uscisse l’ho portato con me a New York e l’ho vissuto a pieno, come una terapia. Portarlo poi a Napoli a largo Maradona è stato come un passaggio di proprietà (ride ndr.). Maradona per la nostra città è stato un simbolo di rivoluzione. Io non voglio fare rivoluzioni, la mia è personale, per questo sento o bene che me faccio. Percepire ciò che amiamo, quello che ci fa stare bene è la vera rivoluzione».
La nascita del brano
«Era un momento in cui avevo bisogno di pace e sono andato con i miei amici a Vico Equense in questa casa immersa nella campagna. Avevo già un’idea in testa ma lì ha preso forma, come un’esigenza. Ho capito che ero più io ad aver bisogno del brano, che viceversa».
‘o bbene ca me faccio
«Spesso il bene e il male lo attribuiamo sempre a fattori esterni. Si parla sempre di colpe e di responsabilità, ma io ho capito che dovevo riconoscere il bene che facevo a me stesso attraverso delle scelte e assumermene le responsabilità. Cercando all’esterno, soprattutto il bene, si ricerca approvazione e si entra in dei loop dai quali è difficili uscire. Ho cercato di concentrarmi sul bene che già mi facevo, ma al quale dovevo dare più importanza. Questo bene si può ritrovare in un rapporto, o anche in un viaggio, come ad esempio quello di New York, dove ho deciso anche di suonare il brano, perché lì ho trovato la mia rivoluzione».
L’unica cosa che conta quando nasce un brano
«I miei brani devono sempre partire dallo stato del mio cuore in quel momento, dalla verità, la mia. Ho imparato a non forzare nella scrittura, nella ricerca. Devo rispettare determinati tempi e ispirazioni, spesso cerco di mettermi nelle migliori condizioni per poter scrivere, ma l’ispirazione nella maggior parte dei casi arriva quando non lo decido io. Cerco sempre di migliorarmi, cercando l’ispirazione da suoni che vanno anche oltreoceano, ma la lingua napoletana è fondamentale, e si sposa alla perfezione con l’inglese. Unire questi due mondi è appagante».
Una vita per la musica
«Ho capito che la mia vita stava cambiando, quando è iniziato a cambiare il ritmo della mia vita e ho dovuto sacrificare del tempo, sottraendolo agli affetti. Dopo due anni che è partita quest’avventura e c’è stata questa esposizione sono in un momento dove sto cercando di abituarmi, perché presuppone cambiamenti che devono avvenire in maniera positiva».
Il futuro
«In primavera uscirà il mio nuovo Ep che conterrà i brani usciti fino ad ora e qualcosa di nuovo che non posso svelarvi, ma manca poco».