Primavera da bere. Fiori e petali invadono i banconi dei cocktail bar di tutto il mondo nel segno della “Flower Mixology”. E intanto i bartender più fantasiosi di danno sfida a creare il drink più scenografico con l’hashtag #garnishgame che sta spopolando su TikTok con il sottofondo a tema: “Flowers” di Miley Cyrus.
Tra le fautrici di questo trend c’è anche Martha Stewart, la celebre conduttrice televisiva statunitense, famosa per i suoi programmi di cucina ne ha recentemente parlato sottolineando l’importanza di petali e fiori abbinati alla decorazione dei cocktail.
Questi ingredienti sono stati da sempre utilizzati nell’arte della mixology grazie alle loro qualità di aspetto, gusto, consistenza e aroma che si abbinano al meglio ai sapori degli spirit utilizzati permettendo ai bartender anche di osare e sperimentare gli accostamenti più stravaganti:
«Petali e fiori edibili conferiscono una complessità unica al sapore del cocktail e, grazie alla loro fragranza, completano il drink offrendo una nuova esperienza di gusto e gradevolezza. Inoltre sono molto versatili: si possono utilizzare con gli spirit neutri come la vodka, ma possono essere abbinati anche a quelli più aromatici come il gin”, afferma Alessia Bigolin, drink setter di Anthology by Mavolo, lo spin off di Mavolo Beverages specializzato nell’importazione e distribuzione di bevande premium e ultra-premium in esclusiva per l’Italia.
La spirit advocate e l’azienda specializzata nella distribuzione di bevande, liquor e spirit per l’occasione hanno rielaborato la ricetta dello storico “Bee’s Knees” con un signature cocktail a base di Gin Melifera, limone, miele e una guarnizione di immortelle che giocano sottili equilibri per dare al drink una complessità aromatica sorprendente.
Una leggenda storica accompagna il “Bee’s Knees” visto che era diventato il cocktail ufficiale del proibizionismo: ai tempi, infatti, il gin veniva prodotto in maniera casalinga e artigianale ed era abitudine abbinare ingredienti come agrumi e miele per coprire il forte odore di alcol per non farsi scoprire.
L’arte di guarnire i cocktail risale al XIX secolo, quando i barman più famosi realizzavano presentazioni sgargianti riempiendo cobbler e julep di pezzi di frutta o accendendo bucce d’arancia infuocate.
Gli ornamenti non commestibili sono arrivati dopo il proibizionismo con l’avvento della mania dei tiki: ombrelli di carta, swizzle sticks e doohickey con le forme più inusuali hanno trasformato le miscele di rum e vodka in colorati drink alla moda.
Successivamente all’oliva nel Martini e alla ciliegia a nel Manhattan si sono affiancati anche fiori e petali: prima come semplici guarnizioni e, successivamente, come ingredienti chiave in grado di farli risaltare aggiungendo un tocco di colore, carattere e stile.
L’impatto estetico, infatti, è solo un aspetto del modo in cui fiori e petali possono contribuire ad arricchire e completare il cocktail: da allora, le guarnizioni sono passate da semplici tocchi finali a ingredienti chiave in molti drink, facendoli risaltare aggiungendo un tocco di colore, carattere e stile.
È, infatti, possibile utilizzarli tramite infusioni, sciroppi, tinture e fermentazioni che permettono di trasformare e preservare i profumi primaverili in vari utilizzi nella mixology moderna.
«In passato si trattava solamente di mettere il drink in un bicchiere e assaggiarlo, non si prestava attenzione ai profumi e all’estetica: adesso le persone hanno cambiato il loro modo di approcciarsi ai cocktail cercando un’esperienza completa che coinvolga tutti i sensi visto che ormai, grazie anche ai social di immagini, la presentazione è diventata tanto importante quanto la miscelazione del drink», afferma sempre Alessia Bigolin.
E per dare spazio all’estro nel segno dei colori di stagione, via all’utilizzo di rose, lavanda, camomilla, viole, ibisco e calendule.