È San Casciano dei Bagni con 24 statue di bronzo, di epoca etrusca e romana protette per 2.300 anni dal fango e dall’acqua bollente delle sorgenti termali senese, tra le cinque finaliste della nona edizione dell’International Archaeological Discovery Award Khaled al-Asaad, il direttore dell’area archeologica di Palmira che ha pagato con la vita la difesa del patrimonio antico della città siriana.
Il premio, promosso dalla Borsa Mediterranea del Turismo Archeologico e da Archeo, sarà consegnato a Paestum a novembre in occasione della XXV Borsa Mediterranea del Turismo Archeologico.
L’International Archaeological Discovery Award Khaled al-Asaad, intitolato all’archeologo di Palmira che ha pagato con la vita la difesa del patrimonio culturale, è l’unico riconoscimento a livello mondiale dedicato al mondo dell’archeologia e in particolare ai suoi protagonisti, gli archeologi, che con sacrificio, dedizione, competenza e ricerca scientifica affrontano quotidianamente il loro compito nella doppia veste di studiosi del passato e di professionisti a servizio del territorio.
Con questo premio la Borsa Mediterranea del Turismo Archeologico e Archeo hanno inteso dare il giusto tributo alle scoperte archeologiche attraverso un riconoscimento annuale assegnato in collaborazione con le testate internazionali media partner della Borsa: Antike Welt (Germania), arCHaeo (Svizzera), Archäologie in Deutschland (Germania), Archéologia (Francia), Current Archaeology (Regno Unito), Dossiers d’Archéologie (Francia).
Risalenti a un periodo compreso tra il II secolo a.C. e il I d.C., i bronzi sono stati protetti per 2.300 anni dal fango e dall’acqua bollente delle vasche sacre del santuario votivo insieme a monete, ex voto e iscrizioni latine ed etrusche.
Il santuario, con le sue piscine ribollenti, le terrazze digradanti, le fontane, gli altari, esisteva almeno dal III secolo a.C. e rimase attivo fino al V d.C., quando, in epoca cristiana, venne chiuso ma non distrutto. Le vasche furono sigillate con pesanti colonne di pietra e le divinità affidate con rispetto all’acqua, per cui rimossa quella copertura è di fatto “il più grande deposito di statue dell’Italia antica”.
Le statue, cinque delle quali alte quasi un metro, sono perfettamente integre e sono state realizzate con tutta probabilità da artigiani locali: effigi di Igea e di Apollo, oltre a un bronzo, mentre l’eccezionale stato di conservazione delle statue all’interno dell’acqua calda della sorgente ha preservato meravigliose iscrizioni in etrusco e latino incise prima della loro realizzazione.
Disposte in parte sui rami di un enorme tronco d’albero fissato sul fondo della vasca, in molti casi ricoperte di iscrizioni, le statue come pure gli innumerevoli ex voto, arrivano dalle grandi famiglie del territorio dell’Etruria interna (dai Velimna di Perugia ai Marcni noti nell’agro senese) e non solo, esponenti delle élites del mondo etrusco e poi romano, proprietari terrieri, signorotti locali, classi agiate di Roma e perfino imperatori.
Qui, a sorpresa, la lingua degli etruschi sembra sopravvivere molto più a lungo rispetto alle date canoniche della storia.