Storia di vite che si intrecciano, mille rivoli di emozioni, giocare alla guerra, mentre le bombe cadono dal cielo per davvero. Storia di amicizia, di una fanciullezza andata via troppo presto. Ragazzi adulti e di “grandi” che giocano al terrore. E ai titoli di coda è chiaro: è la storia di Claudio Bisio, che scommette, osa, si racconta, e lo fa con “L’ultima volta che siamo stati bambini”.
66 anni. È la cifra che segna l’inizio della terza età per Claudio Bisio, che però promette “il bambino dentro di me è ancora vivissimo”. Già conduttore televisivo, poi attore e comico. Ma lo spartiacque della nuova tappa della sua vita, un checkpoint non solo professionale, è l’esordio alla regia con “L’ultima volta che siamo stati bambini”, dal 12 ottobre nelle sale italiane, l’anteprima di apertura del Giffoni Film Festival. Per Bisio è l’età del coraggio, del momento giusto per sfidare se stessi in un genere poche volte affrontato nel corso della propria carriera.
I giovani protagonisti Carlotta De Angelis, Vincenzo Sebastiani, Alessio di Domenicantonio e Lorenzo McGovern Ziani hanno fatto il loro ingresso in sala stampa “scortati” tra le braccia del regista, in un monito di tenera protezione, durante la “raffica” dei fotografi. I loro sguardi sognanti e complici. Con Bisio è intesa, genuina e sincera. È ammirazione. Regista anche davanti la cinepresa, coadiuva e “assegna” le domande ai giovani attori, suggerisce, accompagna, sviluppa ricordi, e immediatamente i volti e le espressioni dei giovani si addolciscono, si rilassano; è il filo invisibile della fiducia regista-attore, che è forte, straordinariamente umano, come tra un padre e i suoi figli. La voce di Bisio tradisce quello che è vero orgoglio “Questi sono attori, non ragazzini!”
“L’ultima volta che siamo stati bambini” nasce da una folgorazione, quella di Claudio Bisio, dopo la lettura dell’omonimo libro di Fabio Bartolomei. “Mi sono così appassionato a questo progetto, con i miei soci e Medusa. La prima sfida ovviamente era quella di trovare il regista adatto. E alla quarta riunione… hanno fatto il mio nome. Ho accettato sì, ma con riserva. Avrei girato il film solo se avessi trovato i bambini giusti. E li ho trovati. Allora ho detto sì, lo faccio.” È a quel punto che gli sguardi dei quattro ragazzi si illuminano. Bisio però conferma che la sua prima prova alla regia è stata una sfida ardua, dovendo affidare il ruolo di protagonisti proprio a quattro bambini – “All’inizio è stato difficile farmi capire, far comprendere ai miei collaboratori come avevo immaginato il film”. Ma è il traguardo è stato dolce ed il percorso esaltante: “Un viaggio, un’avventura, una favola. Il film giusto. La storia che volevo raccontare” conferma il regista.
Bisio sul set è disponibile, aperto “ci ha dato libertà sul set di esprimerci, abbiamo improvvisato tanto e con lui ci siamo divertiti. Ci ha aiutato con le scene più complesse ma non ha mai dimenticato di giocare con noi” – commenta il giovane attore Lorenzo McGovern Ziani. Ed il gioco, lo scherzo, la fanciullezza è tutto nelle parole della giovanissima Carlotta De Leonardis, 11 anni, la più piccola del gruppo, che con un filo di innocente voce spiega la sua scena preferita: “Quando salgo sul treno a vapore… ma non quando mi toccano il sedere!”. Il lavoro di Bisio è stato encomiabile anche nella scelta degli attori, e lo sottolinea Vincenzo Sebastiani “Italo, il personaggio che interpreto, è molto simile a me. Mi piace essere leader, una guida, anche nel mio gruppo di amici”. Ed è sempre il regista che spiega che il ragazzo, giocatore in erba di rugby, ha un’innata predisposizione al lavoro di gruppo, che ha motivato la sua scelta durante i casting. Tra i quattro giovani il più esperto è Alessio di Domenicantonio, che può vantare già una collaborazione con Matteo Garrone. È a lui che Bisio affida il ricordo più divertente sul set: “Ho dovuto fare una mentre giocavamo a pallone, e ho fatto una finta. Stop! Nel 1943 non avevano ancora inventato le finte… diciamo che Cristiano Ronaldo mi ha copiato!”
Lo scroscio degli applausi della Sala Truffaut echeggia ai titoli di coda. È il segno che la prima fatica alla regia di Bisio è un successo. Lo dicono le iridi umide dei giffoners, lo confermano gli apprezzamenti e le risate durante la proiezione. Soprattutto lo confermano le lacrime, tante, tantissime di chi non smette di emozionarsi in una sala cinematografica. “L’ultima volta che siamo stati bambini” conferma la regola Truffaut “Giffoni è il festival più necessario”.