Seguire gli ultimi mesi di vita di una supergigante rossa. Una cosa mai accaduta prima. Ad assicurarsi il primato è stato un team di astronomi che, usando due telescopi situati alle Hawaii, è riuscito nell’impresa.
Il primo telescopio, il Pan-Starrs era stato montato sulla cima del vulcano Haleakala, nell’isola Maui dell’arcipelago delle Hawaii; il secondo è quello del Keck Observatory.
“Un’esplosione che ha illuminato il cielo”
Il team di scienziati aveva rilevato la supergigante rossa nell’estate del 2020 grazie all’enorme quantità di luce che irradiava. Seguendola gli scienziati hanno potuto osservare la sua autodistruzione prima che diventasse una supernova di tipo II. L’esplosione è avvenuta nell’autunno dello stesso anno ed è stata oltremodo scenografica; è stata violenta ed ha illuminato tutto il cielo.
Wynn Jacobson-Galán, ricercatore della National Science Foundation presso l’Università della California a Berkeley e autore principale dello studio ha così commentato l’evento: “Questa è una svolta! In questo modo possiamo comprendere meglio cosa fanno le stelle massicce pochi istanti prima di morire.”
“Una bomba ad orologeria”
«È stato come guardare una bomba ad orologeria. Non avevamo mai avuto certezza fino ad ora di un’attività così violenta di una stella supergigante rossa morente che dopo l’emissione di una scia fortemente luminosa, collassa e poi brucia», così Raffaella Margutti, coautrice dello studio dell’Università di Berkeley, all’epoca in forze al Center for Interdisciplinary and Exploratory Research in Astrophysics della Northwestern University.
I risultati dell’osservazione
Questo tipo di osservazione ha permesso agli astronomi di raccogliere nuove informazioni sul comportamento delle stelle. Si tratta, infatti, di una scoperta senza precedenti. I risultati delle osservazioni sono stati pubblicati sull’autorevole rivista The Astrophysical Journal in un articolo dal titolo Final Moments.
Prima di questa osservazione condotta dal team di astronomi guidato dalla Northwestern University e dall’Università della California a Berkeley, si era portati a pensare che le supergiganti avessero un comportamento diverso prima della loro morte, che l’esplosione fosse meno violenta e meno luminosa.
«Osservazioni precedenti mostravano infatti come le supergiganti rosse fossero relativamente quiescenti prima della loro morte, senza prove di eiezioni violente o emissioni luminose», sottolinea il team di astronomi.
Certo, ciò non prova che tutte le supergiganti rosse si comportino allo stesso modo, ma prova che qualcuna di esse possa avere lo stesso comportamento, ossia che la morte e la conseguente trasformazione in una supernova di tipo II, avvenga in maniera violenta e tumultuosa.