«È l’oro bianco di Napoli», esordisce così Antimo Caputo, amministratore delegato dell’azienda di famiglia Mulino Caputo. Un’eredità che i suoi bisnonni hanno realizzando facendo ritorno a Napoli dagli Stati Uniti dove erano emigrati anni addietro.
Oggi Antimo, imprenditore di quarta generazione, è tra i primi esportatori di farina al mondo: ben 70 paesi in ogni angolo del globo, dal Giappone agli Stati Uniti, dal Brasile all’Australia, dalla Cina alla Thailandia, insomma da Oriente a Occidente apprezzano e comprano la farina del Mulino di Napoli.
«Non è soltanto la storia di una farina o di un molino», racconta Antimo che al vertice dell’azienda napoletana porta avanti un’attività familiare nata alla fine dell’Ottocento: il bisnonno, tornato dall’America, dove era emigrato, fondò prima un mulino e un pastificio a Capua poi, nel ’39, suo figlio Antimo spostò l’attività a San Giovanni a Teduccio, per essere più vicino al porto, nella zona denominata allora i “Granili”, proseguendo la storia dei colori di una città e di una famiglia di mugnai ancorata alla tradizioni e ai valori.
Un sentimento che è rimasto vitale anche nel giovane imprenditore, quando racconta episodi della sua infanzia tra l’odore del grano nei campi ed in azienda.
E oggi Antimo, con laurea in Economia e Commercio conseguita con una tesi sul commercio internazionale dei grani, è impegnato in prima persona nella tutela della qualità del prodotto: «Utilizziamo ancora un metodo a macinazione lenta, ereditato dalla tradizione, che ci consente di ottenere solo farine di altissima qualità senza danneggiare gli amidi e senza rovinare l’autenticità del gusto».
Nata come azienda specializzata per i maestri dell’arte bianca, il Mulino Caputo propone oggi un’ampia gamma di farine, nel rispetto dell’idea che «non esiste la farina migliore, ma la farina giusta per il prodotto specifico e per le esigenze degli appassionati di cucina».
Una gamma di farine lavorate nel pieno rispetto delle materie prime, dalla semina al raccolto un percorso certificato Made in Italy al 100% che ne identifica la tracciabilità e la qualità. Oggi l’azienda produce diciassette referenze di farina: c’è la Tipo 1; la “100% grani italiani”, da una selezione di grani dal Sud Italia; la “Pizzeria”, per rimpasti tradizionali, la “Pasticceria” per dolci e frolle; “Nuvola” per impasti con grandi alveolature; la “Manitoba Oro” ad alto contenuto proteico.
Ancora, negli stabilimenti del Mulino, si producono: la Farina integrale, la Doppio zero e la farina per “Pasta fresca e gnocchi”. Intanto, a quello storico di San Giovanni a Teduccio si è aggiunto, nel 2019, lo stabilimento di Campobasso, mentre quello di Bergamo è riservato alla produzione della Fioreglut, la farina gluten free.
Proprio da questi valori nasce l’arte bianca del Mulino Caputo che, grazie all’esperienza maturata in tre generazioni di mugnai napoletani, garantisce elevati standard di qualità a ristoratori ed artigiani del gusto fedeli interpreti della tradizione e della creatività in cucina.
Poche parole, dunque, per racchiudere lo spaccato di una famiglia legata alla filiera di produzione del grano: dal campo alla tavola.
I contest di Mulino Caputo
L’azienda napoletana non è nuova ad eventi per promuovere le proprie farine e la loro origine. Nel giorno del raccolto del grano, Mulino Caputo condivide con chi lavora nei campi questo momento di aggregazione con i principali protagonisti.
«È il Capodanno del Mugnaio, l’antica festa del grano nella Campania Felix che si svolge a pochi chilometri dalla prima sede dello stabilimento di Capua, che celebra anche l’accordo di filiera tra chi lavora la terra senza l’uso di prodotti chimici e il Mulino che lo acquista dando sostenibilità economica alla filiera agricola», spiega Caputo.
E poi San Gennà…Un dolce per San Gennaro”, il lievitato in programma a settembre dedicato al santo patrono di Napoli, e l’ultimo tra gli altri “I dolci delle feste di Natale”.
“Mille e un Babà” inaugura i contest del 2023. Chi sarà il re del Babà napoletano nel 2023? Chi creerà il migliore babà artigianale dell’anno? E con quali ingredienti? Classico o rivisitato, di forme diverse, bagnato al liquore e accompagnato anche da crema in base ai propri gusti, il Babà è il simbolo dei dolci di Napoli, sebbene le sue origini siano polacche. Proprio con l’intento di stimolare la creatività dei professionisti dell’arte bianca, Mulino Caputo lancia questo contest riservato a pasticceri che abbiano almeno cinque anni di esperienza in pasticceria.
È ancora Antimo Caputo a spiegare l’obiettivo di questo contest dedicato al Babà: «Siamo sempre affascinati dalle specialità della tradizione napoletana che tramandano storia e custodiscono creatività. Ma, al contempo, rinnoviamo occasioni per promuovere ricette, adeguandole ai gusti attuali ed alla creatività di chi lavora in pasticceria.
E, se il nostro contest “San Gennà…un Dolce per San Gennaro” ogni anno incoraggia la creazione di nuovi e apprezzati prodotti dolciari, anche “Mille e un Babà” sarà foriero di innovazioni contribuendo a rendere contemporanei anche i dolci più classici».